Sentieri spariti nel gruppo della Schiara. Il Cai: «Serviranno due anni per riaprirli»

La sezione di Belluno ha ricevuto una donazione dai Raseti dee guaive per comprare dispositivi di sicurezza per i volontari



Ci vorranno almeno due anni di lavoro per liberare dalle piante e rendere nuovamente percorribili tutti i sentieri nel gruppo della Schiara. Il 29 ottobre centinaia di alberi sono caduti in tutta la provincia. Si sono accatastati l’uno sull’altro, i rami si sono intrecciati, e tagliarli non sarà né semplice né veloce. Il Cai però si sta organizzando. E può contare sul sostegno di tanti amici, come l’associazione “Raseti dee guaive” di Galzignano Terme, che ha fatto una donazione alla sezione di Belluno. Poco meno di 800 euro, che saranno utilizzati per acquistare dispositivi di protezione individuale per i volontari che fra qualche settimana andranno nei boschi devastati dalla tempesta Vaia per riaprire i sentieri.

La donazione

Sono 192 i soci dell’associazione Raseti dee guaive. «Frequentiamo spesso i vostri sentieri e vederli in queste condizioni ci ha spinti ad intervenire», hanno spiegato il presidente Alfio Ceccarello e il tesoriere Paolo Zambusi. Così il gruppo di amici, appassionati di montagna, ha messo insieme tutte le offerte ricevute con alcune iniziative, ha messo mano alla cassa e ha staccato un assegno di 793,42 euro. «Gesti come questo riempiono il cuore», ha ringraziato il presidente della sezione bellunese del Cai, Sergio Chiappin.

I soldi serviranno per acquistare alcuni kit di protezioni individuali per i volontari. Fondamentali, viste le condizioni di pericolosità dei boschi dovute agli schianti. «Abbiamo fatto fare a tutti i volontari un corso per utilizzare la motosega, per poter operare in sicurezza», ha spiegato Chiappin. «Ci vorranno almeno due anni per riuscire a riaprire tutti i sentieri. Rimuovere le piante in certe zone è impossibile. Si possono solo tagliare e spostare».

Sentieri spariti

La situazione è drammatica. «Nel gruppo della Schiara non si riconoscono più i sentieri», ha spiegato Chiappin. «Abbiamo iniziato la nostra opera sull’Alta Via numero 1, che era la priorità, e i sentieri sono aperti e percorribili. Sono praticabili, con attenzione, anche i sentieri 509 (verso Casera i Ronch), 506 (verso Forcella Monpiana) ma solo il primo tratto, il sentiero turistico del Bus del Buson che è stato pulito anche grazie alla Ricreativa di Bolzano Bellunese e il sentiero che porta al Settimo Alpini.

Sono invece impraticabili il sentiero 507 verso Forcella Tanzon e quello che porta al Bivacco Medassa. Sul retro del Monte Serva, va sistemato il sentiero dei Bersaglieri e dei Partigiani». È questa la zona in cui ci sono le maggiori criticità. È impraticabile anche la strada che porta al rifugio Bianchet, che sarà sistemata dai carabinieri Forestali, mentre sono già stati puliti i sentieri sulla Pala Alta, sul Terne e sul Monte Teza.

Teleferica distrutta

Il rifugio Settimo alpini si raggiunge solo a piedi, ma veniva rifornito con una teleferica che è stata distrutta dagli alberi caduti sui cavi. «L’avevamo fatta nuova lo scorso anno», hanno ricordato con amarezza alcuni volontari. «La struttura è molto danneggiata, serviranno parecchi soldi». Una volta puliti i sentieri, bisognerà pensare anche alla stabilizzazione del terreno. E alla segnaletica.

Aiuti dalla pianura

Le sezioni del Cai di pianura hanno osservato da lontano quel che è successo nel Bellunese. Ma adesso vogliono dare il loro contributo alla sistemazione. A metà marzo a Padova ci sarà un incontro operativo fra tutte le sezioni venete del Club alpino italiano, per coordinare il piano degli interventi da effettuare. Lo stanno elaborando le sezioni di montagna.

Fra le donazioni ricevute dal Cai bellunese, Chiappin ne segnala in particolare una. Arriva dal liceo classico Gramsci di Olbia, i soldi sono stati raccolti direttamente dagli studenti e sono arrivati a Belluno attraverso l’associazione Bresadola. «Alcuni bellunesi erano andati in Sardegna qualche anno fa per aiutare la popolazione dopo un alluvione», ricorda Chiappin. «Hanno voluto “ringraziare” con questa donazione. Sono gesti che riempiono il cuore». E che aiuteranno i volontari a guarire il territorio ferito dalla tempesta. —
 

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