Senza casa dopo la tempesta: «La mia famiglia chiede aiuto»

A Longarone ancora sfollati a quasi quattro mesi dal maltempo. Carolina Arzenton lancia un appello per la figlia: «Ha bambini piccoli, i risarcimenti non sono arrivati»

LONGARONE. Famiglia sfollata da oltre tre mesi dopo i danni del maltempo. Nella fatidica notte del 29 ottobre infatti Mary Teza e la sua famiglia, tra cui una bimba di appena una settimana, sono state costrette ad un esodo forzato dopo che il vento ha completamente distrutto il tetto della loro abitazione in località La Muda.

Questa zona, con il vicino quartiere di Pirago, è stata infatti martoriata dall’uragano che ha fatto gravi danni ai tetti e ha raso al suolo anche la locale serra con pezzi di lamiera che si erano sparsi lungo tutto l’abitato. Ora il tetto della casa è stato ripristinato per evitare danni peggiori ma da diversi mesi la famiglia è costretta quindi a vivere in affitto visto che la maggior parte delle stanze sono inabitabili perché sono state invase dall’umidità che ha rovinato pareti e arredi. 

«Questa è la brutta storia di mia figlia», spiega Carolina Arzenton, la madre di Mary «quel pomeriggio di pioggia e vento lei era in casa con sua figlia Naike, il compagno Nadir e Emily, la nipote nata pochi giorni prima, ovvero il 19 ottobre. Nella tempesta è stato spazzato via il tetto che è cascato sul cortile e sulle macchine all’esterno, è poi partito anche il camino con la stube intasata che ha cominciato a fumare. La lamiera del tetto è caduta sulla porta di ingresso che hanno dovuto forzare per uscire e scappare».

«Subito è stato allertato il sindaco Roberto Padrin», continua il racconto «gli hanno detto che una famiglia e una bimba neonata erano in pericolo e lui ha immediatamente chiamato la protezione civile per i soccorsi, impresa tutt’altro che facile visto che la strada era ostruita da alberi che sono stati tagliati con la motosega. Nei giorni seguenti i carabinieri hanno sigillato la casa e con grande professionalità si sono presentati diverse volte per darci assistenza e controllare l’abitazione. Al sindaco, i volontari, i vigili del fuoco e tutte le forze coinvolte va il nostro sincero ringraziamento per l’aiuto dato in questa difficilissima situazione».

«Dopo questo mia figlia e famiglia sono stati costretti ad andare in affitto», spiega la signora Carolina «per prima cosa c’era il problema del tetto da rifare prima possibile, altrimenti la casa poteva considerarsi da abbandonare. L’operazione è costata 20mila euro che ho prestato io. Le stanze sono ora inagibili per l’umidità: tra le varie cose persi i mobili della cucina e della cameretta della bimba appena realizzata. Abbiamo cercato di salvare il salvabile ma era tutto zeppo d’acqua. Ancora oggi, dopo quasi quattro mesi, c’è la muffa e raccogliamo giornalmente due o tre secchi d’acqua dal deumidificatore e cerchiamo di aprire le finestre quotidianamente. Mia figlia però non ha mollato e tra qualche mese vuole tentare di tornare a vivere lì». «In tutto questo tempo hanno continuato a pagare le tasse e anche il nuovo affitto: purtroppo stanno aspettando aiuti dalle istituzioni ma ancora non si è visto nulla dei risarcimenti promessi dalla Regione. L’assicurazione ha dato qualche risarcimento ma i danni al tetto non erano purtroppo contemplati. Vorrei dire che non ci sono solo le popolazioni dell’altro Agordino da aiutare ma anche questa famiglia che ha quasi perso la casa. Faccio quindi l’appello al buon cuore di qualche politico o imprenditore locale perché ci diano una mano, magari donando qualche mobile o arredo per una famiglia che vuole ripartire». —

 

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