«Senza i servizi un territorio non vive»
BELLUNO. «Un territorio non vive senza servizi e meno che meno con una burocrazia asfissiante e una pressione fiscale tale da togliere ogni voglia di fare imprenditoria». Paolo Doglioni, presidente di Confcommercio Belluno tuona contro chi, con le sue azioni, negli ultimi anni sta minando la tenuta economica e demografica del Bellunese. A cominciare dalla chiusura degli uffici postali e di quella paventata delle farmacie, solo per citare le ultime.
«A cui aggiungiamo una moria costante di piccole attività commerciali nei paesi più disagiati, laddove questi negozi rappresentano un presidio territoriale e un servizio sociale vero e proprio», precisa Doglioni.
I numeri. I dati non sono confortanti. Nel 2014, considerando le imprese artigiane in cui sono comprese anche quelle commerciali, ci sono state in provincia di Belluno 288 nuove iscrizioni a fronte di 338 cessazioni, con un saldo negativo di 50. Se andiamo a vedere poi esclusivamente il commercio al dettaglio, l’anno scorso a fronte di 2.068 imprese attive, 67 sono state le nuove iscrizioni e 137 le cessazioni (-70). Non era andata meglio nel 2013: a fronte di 159 iscrizioni, il commercio aveva registrato 258 cessazioni (-99).
«Da anni la crisi sferza con durezza il settore commerciale bellunese, come evidenzia plasticamente questa sequenza: nel 2009 il saldo era stato pari a –71, nel 2010 a –61, nel 2011 a –120 e nel 2012 a –115», precisa il direttore dell’Ascom, Luca Dal Poz.
Le critiche. «Se si facesse l’elenco degli ostacoli sulla strada dello sviluppo del nostro turismo, qualunque imprenditore di buon senso trarrebbe come logica conclusione la resa incondizionata», dichiara il presidente dei commercianti. «Bollette dell’acqua da capogiro, smaltimento di rifiuti urbani altrettanto oneroso e comunque tutto il sistema di fiscalità locale sempre più pesante. Burocrazia asfissiante (siamo in questi giorni alle prese con la nuova classificazione alberghiera o con la normativa allergeni) e politiche attive deficitarie. La politica si limita a ripetere che mancano risorse per fare qualsiasi cosa, ma nel contempo anche i progetti condivisi e di largo respiro a valere sulla programmazione comunitaria (montagna 2020) vengono trascurati. Così non si può andare avanti, continuando ad assistere alla chiusura di presìdi come gli uffici postali, le farmacie, i negozi di paese. Occorre un atteggiamento radicalmente diverso, che passi attraverso la condivisione degli obiettivi strategici», tuona il capo.
Doglioni se la prende poi con le infrastrutture: «Non possiamo continuare a discutere sulla chiusura dei passi dolomitici senza considerare il danno che ne deriverebbe ai nostri operatori. Dobbiamo, invece essere coesi, così come lo si è stati per definire la priorità della galleria del Comelico, nel sostenere le necessità di opere viarie e tecnologiche per il territorio. Il futuro dei nostri paesi passa per il turismo. Non perdiamo l’occasione di sostenere la candidatura di Cortina 2021 come fulcro dello sviluppo dell’intera area e consapevoli che in questi sei anni la fluidità del sistema sociale, economico e del contesto globale determinerà continue evoluzioni che dovremo soddisfare con investimenti».
L’appello alla politica. «Viste le elezioni regionali imminenti, vogliamo un assessore bellunese per tutelarci e per far capire che la montagna è una fonte di ricchezza per il Veneto tutto. E non faremo sconti a quanti verranno a chiederci il nostro voto».
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