Sequestro torre Ascon a Cesiomaggiore: industriali contro la Procura
Il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro, attacca la procura di Belluno sui sigilli che hanno bloccato l'impianto dell'Ascon a Busche stoppando la produzione
Gian Domenico Cappellaro
CESIOMAGGIORE. «Sequestro inaccettabile». Il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro, attacca la procura di Belluno sui sigilli che hanno bloccato l'impianto dell'Ascon a Busche stoppando la produzione da venerdì scorso.
Il massimo dirigente provinciale degli industriali schiera l'associazione a fianco dell'azienda e si chiede: «Ma non c'era altro modo? Era proprio indispensabile porre sotto sequestro un cantiere per controllare la corrispondenza di tutte le autorizzazioni? E' questo sistema di totale incertezza che spinge le aziende a non rischiare, a non investire, a non poter operare con serenità sui mercati interni. Sta diventando quasi insostenibile per gli imprenditori lavorare e dare lavoro nel nostro territorio».
Un attacco durissimo ai metodi usati dalla giustizia nel caso dell'impianto per la produzione di asfalti bituminosi che va a braccetto con la difesa dell'azienda: «E' inaccettabile», aggiunge Cappellaro, «per un'impresa che ha sempre operato nel rispetto delle regole. In un momento di crisi economica e di particolare difficoltà per il settore dell'edilizia bisognerebbe sostenere un'azienda che ha investito per rinnovare un impianto vecchio di oltre quarant'anni con uno di nuova generazione, ecocompatibile e migliorativo.
Un'azienda che impiega molti lavoratori con un importante indotto che risentirà pesantemente delle conseguenze che questo provvedimento comporta». La Forestale si era presentata venerdì a Busche nella sede dell'azienda Ascon per comunicare il sequestro preventivo dell'impianto. Un atto giunto al termine di indagini eseguite dagli agenti su ordine della procura di Belluno in base agli esposti che erano stati presentati, tesi a fare emergere presunte irregolarità.
«Per l'Ascon vogliamo essere fiduciosi», dice ancora il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, «confidiamo che dopo tutte le verifiche del caso si provveda ad un rapido dissequestro dell'impianto, per consentire all'azienda di riprendere al più presto la propria piena attività».
Se il comitato dei residenti di Riva San Gabriele ha già spiegato chiaramente che non intende diventare il capro espiatorio sul quale addossare le responsabilità per le ricadute a livello occupazionale del provvedimento giudiziario, da Venezia il consigliere regionale della Federazione della sinistra, Pietrangelo Pettenò, interviene per ricordare come già sei mesi fa la Fds avesse presentato un'interrogazione a risposta immediata nella quale si chiedeva alla giunta regionale di fornire chiarimenti sull'ampliamento del cementificio di Busche: «Chiedevamo in particolare», afferma Pettenò «di verificare l'iter di approvazione del progetto, l'appropriatezza dei pareri delle forniti dalle strutture regionali e i motivi per i quali non è stata effettuata la Valutazione d'impatto ambientale».
Nel pacchetto delle richieste dell'esponente di sinistra figurava anche il controllo dell'osservanza dei pareri forniti in merito alle tutele previste per le zone Sic e Zps che ricadono nella zona in cui si è realizzato l'impianto. «La giunta regionale», conclude Pettenò, «in questi mesi non si è mai degnata di rispondere a tali interrogativi che al contrario hanno trovato conferma nel sequestro operato dalla magistratura. Zaia poteva svegliarsi prima e sospendere il progetto».
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