Iter per la cittadinanza troppo lungo, il Tar giustifica il Comune di Seren
Il Tar del Lazio ha archiviato il ricorso contro il Comune di Seren del Grappa per un ritardo nella trascrizione della cittadinanza italiana, riconoscendo la cronica carenza di organico e le complesse verifiche necessarie
La pratica di trascrizione della cittadinanza è effettivamente arrivata oltre un anno dopo la decisione del tribunale. Ma non si possono pretendere miracoli di velocità da un piccolo Comune di montagna come Seren del Grappa che deve fare i conti con un organico scarso e che comunque, prima di proclamare un nuovo cittadino, affronta con i suoi pochi impiegati un lavoro non da poco di ricerca negli archivi, anche andando indietro di secoli.
È con questa motivazione, in soldoni, che il Tar del Lazio ha dichiarato chiuso per cessazione della materia del contendere il ricorso presentato da un cittadino contro il Comune di Seren del Grappa, riconoscendo la compensazione delle spese: ovvero anche il privato si pagherà le sue, senza ottenere dunque il rimborso come sarebbe successo in caso di condanna dell’ente locale.
La vicenda legale riguarda una pratica di riconoscimento della cittadinanza italiana avanzata da un cittadino straniero di origini italiane, una delle centinaia che stanno oberando gli uffici anagrafe di molti Comuni bellunesi, tanto che il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, per protesta è arrivato ad esporre la bandiera brasiliana dal balcone del municipio.
Il cittadino, seguendo un iter analogo a quello percorso da molti altri oriundi, si è rivolto al Tribunale ordinario di Roma, Sezione diritti della persona e immigrazione, chiedendo e ottenendo il riconoscimento della cittadinanza italiana.
La sentenza è stata pubblicata il 19 settembre 2023 assieme all’ordine al ministero dell’Interno, e tramite questo all’ufficiale di stato civile competente, ovvero quello di Seren del Grappa, di procedere alle relative iscrizioni, trascrizioni e annotazioni di legge nei registri dello stato civile.
La pratica è arrivata a Seren, assieme a molte altre analoghe da smaltire, e ha iniziato il suo iter ma il cittadino, di fronte all’allungarsi dei tempi, ha fatto ricorso al Tar del Lazio, chiamando in causa sia il ministero dell’Interno sia il Comune di Seren del Grappa, che è stato costretto ad attrezzarsi chiedendo il supporto legale dell’avvocato Enrico Gaz per costituirsi in giudizio.
Nel frattempo la pratica di trascrizione della cittadinanza è arrivata in porto: il 29 novembre il Comune di Seren ha depositato al Tar del Lazio la documentazione dell’avvenuta trascrizione degli atti.
Così quando il 16 dicembre i giudici del Tar si sono riuniti in camera di consiglio, hanno preso atto che la richiesta del cittadino era ormai stata soddisfatta e che non c’era più motivo di contendere, dichiarando quindi chiuso il procedimento.
I giudici amministrativi del Tar di Roma, però, hanno disposto anche che il cittadino autore del ricorso si pagherà la sua parte di spese, «tenuto comunque conto della documentata situazione di cronico sotto-organico in cui si trova l’amministrazione intimata, la quale non si limita soltanto alla pedissequa iscrizione, ma richiede una serie di accertamenti sulla regolarità e completezza della documentazione (risalente anche di secoli) che spesso comportano inevitabili lungaggini nella procedura».
Un punto a favore del Comune di Seren del Grappa, insomma, una piccola vittoria morale che riconosce le difficoltà dei piccoli Comuni di fronte al fenomeno esploso negli ultimi anni delle pratiche di riconoscimento di cittadinanza.
«Ci sono centinaia di pratiche», commenta il sindaco di Serene del Grappa e coordinatore provinciale di Forza Italia, Dario Scopel.
«Bisogna scindere tra quelli che amano le proprie radici e che vogliono riscoprirle e i troppi che vogliono solo poter aver il passaporto, pagando fior di soldi a studi che portano avanti le pratiche».
«La questione è da prendere in mano», dice dunque Scopel, «e serve trovare dei limiti, ad esempio quelli proposti dal ministro degli Esteri Antonio Tajani con la proposta dello Jus Italie». Il problema, riassume infatti Scopel, è che «c’è una corsa alla richiesta di cittadinanza dettata dalla voglia di aver i passaporti per poter andar in giro per l’Europa. Ma i Comuni non hanno personale per questa enorme mole di lavoro, che tra l’altro rallenta le risposte ai cittadini».
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