Sergio Pra: «Lasciati soli dai sindaci». Dolomiti Stars chiude i battenti

Il consorzio di promozione turistica verrà messo in liquidazione a maggio. Il presidente attacca: «Solo due amministrazioni locali ci hanno aiutato»



«I sindaci ci hanno lasciato per strada e oggi la Dmo provinciale va a fare promozione in Cina con 35 mila euro: Dolomiti Stars chiude, ma all’orizzonte non vedo granché». Dal 2002 Sergio Pra è presidente del consorzio di promozione turistica Dolomiti Stars. Lo rimarrà fino a fine di maggio quando la società che, nel massimo splendore rappresentava il riferimento per la promozione turistica dell’area del Civetta, della Marmolada, della Val Biois e di Arabba, verrà liquidata.

Come mai si è arrivati a questa decisione? «Le cause sono più di una. In primis la mancanza del Pea, il Piano esecutivo sul turismo, della Regione. Da quando non ha più finanziato il 50% dei progetti, ci siamo trovati soltanto con le quote degli impiantisti e degli associati e quindi ci è mancata una fetta importante di contributi per fare la promozione. Poi Arabba si è tolta e infine i nostri sindaci non hanno recepito l’importanza del consorzio e non hanno valutato opportuno prendere in mano e rilanciare a livello di enti pubblici una realtà che promuoveva un territorio in maniera unitaria e sovracomunale. Modello che non avevamo inventato noi, ma che già esisteva in Val di Fassa, a Plan di Corones...».

Quali Comuni avevano sostenuto Dolomiti Stars? «Solo Falcade e Alleghe. L’ho detto: non c’è stata la volontà da parte dell’ente pubblico. I sindaci ci hanno lasciato per strada. Abbiamo fatto incontri anche con quelli di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, e di Livinallongo, Leandro Grones. Ho detto loro: “Vi diamo la struttura e la gestite”. Niente. Eppure non capita dappertutto che gli impiantisti mettano 200 mila euro. Se il pubblico avesse messo 50-60 mila euro sarebbe bastato».

Nei momenti d’oro qual era il giro economico di Dolomiti Stars? «Anche 700 mila euro l’anno, avevamo sette dipendenti. Avevamo fatto un progetto da un milione e mezzo di euro con il Trentino. Avevamo portato il Giro d’Italia con arrivi e partenze per quattro anni di fila. Avevamo creato il portale Dolomiti.org. Eravamo all’interno dell’aeroporto di Venezia con uno stand. Il che voleva dire iniziare a ragionare nel modo giusto come fanno i grossi marchi».

Diciassette anni, un solo presidente: lei. «Già e non le dico il tempo che ho dedicato in questi anni a Dolomiti Stars. Dirò di più: se pensano di avermi fatto un dispetto nel non sostenere Dolomiti Stars, si sbagliano. Mi hanno fatto un piacere a livello personale perché non ne potevo più. Io ho due alberghi e quattro segretarie e siamo autonomi. Alleghe Funivie, di cui sono presidente, ha preso in mano la situazione e ha creato un suo ufficio marketing, ma non dovrebbe essere nella sua natura fare promozione. Dovrebbe concentrarsi solo su piste e impianti. Credo che la fine di Dolomiti Stars sia una perdita per il territorio».

Oggi c’è la Dmo che cura il marketing della provincia e c’è il piano marketing di tutto l’Alto Cordevole. Come giudica questi enti e questi strumenti? «La Dmo, sostenuta proprio da Dolomiti Stars per entrare nelle varie fiere, non ha una struttura per essere operativa per la campagna del marketing. Ha un direttore pieno di buona volontà, ma non una struttura di vendita. Oggi ho letto che farà una promozione in Cina con 35 mila euro. Bruscolini. Sul piano marketing locale devo dire che fino ad oggi abbiamo visto tanti corsi di vari livelli, ma non è questo di cui abbiamo bisogno: dobbiamo farci conoscere, intraprendere mercati nuovi, per portare gente nuova e diversificare la clientela. Non vedo progetti che vadano in questo senso». —



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