«Serve una scuola che generi talenti»
AGORDINO. «Dobbiamo puntare su una scuola di qualità in cui docenti stabili, competenti e disposti a sposare il progetto accendano negli studenti passioni e facciamo emergere talenti che poi trovino sfogo nel mondo economico locale». Maria Rosa Salmazo, già preside dell'Istituto comprensivo di Cencenighe e figura storica della scuola della vallata, sintetizza così il lavoro svolto all'interno del focus group dedicato all’istruzione.
È dal mondo della scuola che dovranno uscire i cittadini e i lavoratori di domani ed è sempre la scuola che può giocare un ruolo nel frenare il calo demografico. Come?
«All'interno del gruppo», dice Salmazo, «una signora ha detto che per cambiare rotta servono prezzi più bassi delle case e delle rette dell'asilo nido. Aggiungo che servono anche orari che vadano incontro alle esigenze delle mamme lavoratrici».
Per la scuola primaria si chiedono nuove deroghe al numero di alunni per plesso. Ma quindi meglio scuole piccole per tenere dei presìdi sul territorio o più grandi per favorire la socialità?
«In Valle d'Aosta hanno sperimentato un modello in base al quale i bambini frequentano un paio di giorni nel plesso del paese organizzati in pluriclassi. Quindi gli altri tre giorni si spostano tutti nel centro di fondovalle fino a tutto il pomeriggio: vengono divisi a seconda dell'età e fanno attività laboratoriali socializzanti. Potrebbe essere un'ipotesi anche per noi».
E per le scuole medie?
«I ragazzini devono poter provare attività opzionali legate alle peculiarità del territorio: fare sedie, andare in stalla, lavorare il legno... Questo per permettere loro di potenziare l'intelligenza pratica, ma anche per far emergere i talenti e accendere le passioni. Usiamo il 15% del monte ore concesso dall'autonomia scolastica, magari tenendo aperte le scuole anche nel pomeriggio. Per sviluppare le competenze legate al mondo del lavoro locale serve un tempo ad hoc che non vuol dire occupare tutto l'anno, ma consentire ai ragazzi di fare una decina di esperienze nell'arco triennale. In tutto ciò il territorio deve andare dalla scuola e proporsi e la scuola deve essere disposta a cambiare anche attraverso insegnanti competenti ai quali potrebbero essere riservati degli incentivi per far sì che divengano stabili».
Eduscopio dice che il minerario è scuola d'eccellenza, ma gli studenti agordini spesso vanno altrove, perché?
«Dobbiamo riuscire a comunicare meglio questa eccellenza anche per portare gente da fuori vallata. Dobbiamo dire alle famiglie che il tecnico-turistico a Falcade è uguale a quello di Belluno. Certo, serve far sì che i trasporti siano più funzionali sia per evitare che da Agordo si vada a Belluno invece che a Falcade o si vada al di là dei passi. Per il resto, penso che con il recupero dei congegnatori la nostra offerta sia buona. Va maggiormente legata al contesto produttivo della vallata».
Come?
«Dobbiamo trovare un collegamento con Luxottica. Una volta assumevano i chimici in galvanica e i congegnatori in officina. Oggi di cosa hanno bisogno? E poi credo ci sia stato un appiattimento delle competenze della gente: è difficile trovare un idraulico. Ecco che accendere le passioni può essere una mossa, ma poi servono uffici che diano informazioni su come accedere ai fondi per far partire un'azienda; servono ore scuola di imprenditorialità; serve un'alternanza scuola-lavoro anche nei musei locali. Per il post-diploma, invece, più che a un'università triennale penso al biennio dell'Istituto tecnico superiore gestito da una fondazione tra istituzioni e aziende del territorio e centrato su una specializzazione in particolare. Qui metà delle ore verrebbero fatte in azienda o tenute da soggetti che operano in quel settore. I dati dicono che l'Itis dà l'87% di occupazione a un anno del diploma».(g.san.)
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