Servizi essenziali a rischio per i tagli imposti dal governo

Allarme rosso ieri alla Conferenza dei sindaci dell’Usl 1 «Per il 2015 potremmo non garantire alcuni interventi»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Un’ulteriore diminuzione delle risorse in carico a Comuni, Province e Regioni potrebbe comportare una riduzione o addirittura una sospensione dei servizi sociali offerti per il 2015. Anche quelli essenziali previsti per legge, andando quindi non solo contro la Costituzione, ma creando «pregiudizio grave per la salute e il benessere delle persone fragili, delle loro famiglie e dei bellunesi oltre che mettere in seria difficoltà anche l’occupazione degli operatori».

È questo l’allarme lanciato ieri dalla Conferenza dei sindaci dell’Usl 1 riunita per la predisposizione del bilancio di previsione 2015. Allarme che è stato messo nero su bianco in una delibera votata all’unanimità e su un documento che sarà presentato alla Commissione regionale Prima e Quinta e ai capogruppo veneti prima della stesura del bilancio regionale del prossimo anno.

I sindaci. «Il problema è che a essere colpiti dalla nuova Legge di stabilità sono gli enti virtuosi come quelli del nostro territorio, costretti a tagliare anche i servizi», ha detto Jacopo Massaro presidente della Conferenza il quale ha ribadito come «il personale delle Province che sarà tagliato non potrà essere assunto nei nostri enti per il semplice fatto che non abbiamo i soldi per pagarli».

Sulla stessa linea anche gli altri sindaci a cominciare da quello di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti che ha parlato di «un elevato grado di esasperazione della popolazione», per proseguire con quello di Agordo, Sisto Da Roit che ha auspicato che molti dei soldi dei Comuni vengano spesi «per ciò che conta davvero cioè la salute delle persone e non tanto per le strade». Il vice presidente della Provincia, Roberto Padrin ha precisato: «Il nostro ente non può mettere soldi sul sociale, ma ci attiveremo con il consorzio Bim perché possa destinare delle risorse a questo scopo». Per il primo cittadino di Zoldo Alto, Roberto Molin Pradel «siamo di fronte ad un corto circuito, tanto che è ora di compiere azioni drastiche, tenendo i soldi delle tasse nei Comuni».

La situazione. La situazione è grave e lo dimostrano anche i conti della Conferenza dei sindaci che riuscirebbe a chiudere il bilancio 2015 in pareggio, «ma se dovesse cambiare qualche cosa rispetto ad oggi, allora saremo costretti a tagliare i servizi essenziali».

La mancata erogazione dei servizi di prevenzione comporta il peggioramento della situazione economica finanziaria degli enti locali che dovranno, quindi, ricorrere sempre di più a interventi riparativi obbligatori come il pagamento delle rette delle case di riposo per gli incapienti.

L’Usl darà una mano. Il dirigente dei servizi sociali, Angelo Tanzarella, ha spiegato come «tenuto conto del fatto che le difficoltà finanziarie degli enti locali impongono il mantenimento a 18.50 euro anche per il 2015 del trasferimento per cassa della quota per le ex funzioni obbligatorie quando invece per il pareggio di bilancio è necessario il versamento di 21.17 euro pro capite, la differenza la metterà l’Usl mediante il fondo che raccoglie le quote inutilizzate versate dai comuni».

Niente fondi dagli enti. Ma la crisi sta colpendo anche quelle strutture che un tempo davano una mano a sostenere i servizi sociali come la Fondazione Cariverona che, a novembre, ha comunicato l’impossibilità di accordare i contributi richiesti relativi ai servizi educativi domiciliari destinati ai minori e alla famiglie con disagio. Per far fronte a questa carenza di risorse, il Consorzio Bim Piave all’inizio di dicembre si è detto disponibile a finanziare interventi sociali a sostegno dell’area infanzia, adolescenza e famiglia per il 2015 e così anche negli anni successivi. Da non escludere l’accesso ai fondi europei da utilizzare a sostegno degli interventi a favore dei più deboli.

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