«Servono i servizi, non i direttori»
PIEVE DI CADORE. Mancano medici in Cadore e in altre parti della montagna bellunese? La responsabilità non è assolutamente della Regione Veneto, che di bandi ne ha fatti ben tre. Lo precisa il presidente della Regione, Luca Zaia, che estende le sue considerazioni anche ad altri temi di stretta attualità sanitaria.
Azienda unica. «Un'azienda sanitaria unica, anziché due, è un problema - replica Zaia a chi solleva polemiche al riguardo, temendo il peggio, compresa la chiusura di servizi, sulle terre alte - che nulla ha a che vedere con la garanzia dei servizi ai cittadini. In provincia di Treviso, dove abbiamo 800 mila abitanti, distribuiti in 95 comuni, i miei concittadini non cercano tre direttori generali, ma pretendono che gli ospedali restino aperti. Ed è esattamente quello che si farà a Belluno. Ai bellunesi, lo sappiano coloro che protestano, interessa esclusivamente avere servizi di qualità».
Punti nascita. «I punti nascita vanno difesi fino in fondo. E noi lo faremo - ha assicurato Zaia attraverso Radio Club 103 - «Il Governo, non la Regione, mette in discussione quelli sotto i 500 parti l'anno. La Regione non ne ha chiuso mai uno, neppure Pieve che ha fatto 126 parti l'anno scorso. Il problema, semmai, è del personale».
Tre bandi deserti. «Il direttore generale Rasi Caldogno ha fatto tre bandi: se i medici non si presentano, se non ci sono sul mercato, la responsabilità non è della Regione - puntualizza il governatore - Se qualcuno ritiene di poter risolvere il problema, si presenti con il medico candidato all'ingresso dell'ospedale, e noi lo assumeremo subito. È scorretto sostenere che la Regione non li vuole assumere. Non è colpa nostra se Pieve di Cadore fa solo 126 parti l'anno».
Piano socio sanitario. Non pochi hanno polemizzato con Zaia e l'attuale maggioranza sul mancato rispetto, in provincia di Belluno, delle direttive regionali in tema di sanità. «A me non risulta che in Provincia di Belluno si sia fatto qualcosa all'infuori del Piano socio sanitario», precisa Zaia.
Oncologia a Pieve di Cadore. Il direttore Rasi Caldogno ha assicurato che riprenderà il servizio di oncologia a Pieve di Cadore. Zaia, tuttavia, tiene a puntualizzare: «È giusto dare un servizio vicino a casa, quindi a Pieve di Cadore, ma ci sono terapie che vanno fatte in centri più strutturati. Nella mia provincia di Treviso si va allo Iov di Padova. Arriva, adesso, la proteterapia. Vediamo come attrezzarci al meglio. Ma i bacini per quella macchina sono di un milione e mezzo, due milioni di persone. Vicino a casa noi dobbiamo garantire le prime cure, l'emergenza urgenza, ma siccome avremo sempre di più una sanità specializzata, è evidente che le eccellenze non possono essere distribuite dappertutto».
Pieve di Cadore. Che fine farà l'ospedale di Pieve? Dal sindaco Antonia Ciotti al Bard, la preoccupazione è generale per un suo, possibile ridimensionamento. «L'ospedale di Pieve di Cadore, dove abbiamo investito molte risorse, verrà tutelato e potenziato, ovviamente in base agli accessi».
Proteste del sindaco. «Non si capisce la reazione del sindaco Ciotti - precisa infine Zaia - Il direttore Rasi l'aveva chiamata e l'aveva informata del problema. Quindi non si comprende la sua reazione».
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