«Servono più risorse per questo servizio»

Sos della presidente: «Per ricevere i finanziamenti dovremo tenere aperto il centro 24 ore su 24»

BELLUNO. «Avremmo bisogno di assumere personale, di avere delle operatrici che garantiscano una continuità di servizio, anche perché pare che nei prossimi anni saranno dati contributi soltanto ai centri antiviolenza che garantiranno l’assistenza 24 ore su 24 e per tutta la settimana».

È preoccupata la presidente di Belluno Donna (che gestisce il centro antiviolenza) Anna Cubattoli, da anni alle prese con una carenza di risorse economiche. «Dal prossimo anno», spiega, «dovremo garantire tre giorni alla settimana di apertura del centro, anziché i due attuali, per poi arrivare a un’attività continuata». Ma per questo servono fondi: «A causa della mancanza di soldi abbiamo dovuto rinunciare all’appartamento di ricovero segreto e abbiamo dovuto accontentarci dei due giorni di apertura del centro, anche perché i nostri operatori sono tutti volontari. E per reperire finanziamenti stiamo partecipando a tutti i bandi possibili e immaginabili: da quelli europei a quelli regionali e del Csv che ci permettono di rimanere a galla. Peccato, perché avremmo in mente tanti progetti».

L’associazione vive, oltre che sull’autotassazione da parte delle 23 socie, anche sui contributi di alcuni Comuni bellunesi: «La casa di secondo livello che abbiamo e in cui ospitiamo le donne dai 6 ai 12 mesi», prosegue Cubattoli, «ci è stata data dal Comune di Belluno che paga l’affitto all’Ater, mentre noi ci addossiamo le spese delle bollette; la nostra sede ci è stata data dal Comune di Ponte nelle Alpi che paga il riscaldamento. Sarebbe più semplice se anche le altre amministrazioni dessero una mano ai loro colleghi a sostenere queste spese».

D’altra parte il servizio offerto da Belluno Donna riguarda l’intera provincia e si rivolge a tutte le bellunesi, non solo a quelle del capoluogo e di Ponte. «Ma siamo consapevoli che aiutarci è una scelta politica su cui non possiamo entrare».

Ma resta un altro problema per le vittime di violenza: «Servono strumenti alternativi e procedure di allontanamento del soggetto minacciante più rapide: stando così le cose, per una persona che ha denunciato il convivente o marito è pericoloso perfino tornare a casa. E la maggior parte di loro non sa dove potersi rifugiare». (p.d.a.)

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