«Servono politiche virtuose d’accoglienza»
AURONZO. Il Cai Veneto si è schierato alle Tre Cime con i propri dirigenti, dal presidente Francesco Carrer al suo predecessore Emilio Brentan e con i suoi uomini a vigilare con le guide alpine, presieduta da Leo De Nes, e dai volontari del Cnsas, che neppure un piccolo incidente rovinasse la giornata. «Ma siamo qui – ci hanno spiegato Carrer e Brentan, all’ingresso del rifugio Auronzo, con Massimo Casagrande, del Cai di Auronzo a rendere gli onori di casa – anche perché quest’abbraccio alle Tre Cime e ai diritti umani fa parte del nostro dna». Il valore della libertà per primo. Anche la libertà di movimento, quindi di migrare. «Pure quassù abbiamo teorizzato, di recente con la Fondazione Dolomiti, che la montagna non deve avere confini», ricorda Brentan. Carrer sa bene che in presenza di così numerosi profughi ritornano le antiche paura, nella popolazione. Sa bene anche che c’è chi le fomenta ad arte. Ed eccolo salire sull’improvvisato palco dei benvenuti e sostenere che «se vogliamo difendere e promuovere i diritti umani, senza provocare reazioni scomposte nella popolazione, dobbiamo avviare politiche finalmente virtuose dell’accoglienza. “Pianificare”: questa la parola d’ordine; pianificare anche la solidarietà. Se Carrer porta il saluto del presidente del Cai, Umberto Martini, Giancarlo Gazzola di Mountain Wilderness, altra associazione di montagna, porta quello di Carlo Alberto Pinelli, al vertice di MW in Italia, che invita a «combattere« per la pace, la giustizia, la libertà, insomma per i diritti umani, perché sempre nuove catene li stanno, appunto … incatenando. Ma Gazzola sottolinea che ci sono pure i diritti delle terre alte da salvaguardare. I diritti della montagna contro tutti gli abusi, a cominciare – specifica il portavoce di MW – dai collegamenti sciistici. . «Gli abitanti delle terre alte debbono capire che non può essere questo il loro futuro», insiste. Giriamo l’annotazione a Marcella Morandini, segretaria della Fondazione Dolomiti, pure lei ai piedi delle Tre Cime. «Abbiamo perfezionato una serie di proposte che abbiamo cominciato a far girare. Ma i nostri consigli purtroppo ancora pochi li ascoltano, non solo all’esterno dei confini, ma anche, talvolta, all’interno. È una nuova cultura che deve radicarsi. E per questo lavoriamo». In fondo alla valle c’è Auronzo. «No, il collegamento laggiù proprio no», specifica Gazzola. Morandini sorride. Un sorriso di condivisione.
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