Sessant'anni di Abvs, festa e riflessione

Il presidente regionale dell'Avis non ha dimenticato di sottolineare le preoccupazioni
La sfilata dei labari delle sezioni Abvs
La sfilata dei labari delle sezioni Abvs
BELLUNO.
La sfilata dei labari delle sezioni, preceduti dai gonfaloni di Provincia e Comune di Belluno, è stato il momento più scenografico delle cerimonie per i 60 anni di fondazione dell'Associazione bellunese donatori di sangue. Ma i momenti importanti sono stati anche altri, ricordati dal vescovo di Belluno, Giuseppe Andrich, durante l'omelia in duomo: i progetti sulle cellule staminali, le armonie del Bus del Buson, le risate («che fanno buon sangue, come si sa») del cabaret. E poi ieri l'assemblea per la modifica dello statuto, la messa e l'incontro pubblico al palasport. 


Molti i sindaci presenti, sindaci donatori come quello di Longarone Roberto Padrin. Sindaci che conoscono bene il grande lavoro dei donatori, non solo nell'atto di donare il sangue, ma anche nel volontariato nei paesi.  Gina Bortot, presidente dell'Abvs, ha fatto un breve excursus sugli ultimi anni dell'associazione, con l'aumento delle donazioni e delle adesioni. Ed è anche aumentato il contatto con i soci, attraverso l'ufficio di chiamata. La presidente ha ricordato i 25.000 donatori che hanno donato sangue nei sessant'anni di storia dell'Associazione. 


Ed è toccato al direttore generale dell'Usl 1 Compostella, sottolineare i progressi della ricerca scientifica: il grande settore delle cellule staminali e del loro utilizzo per combattere molte malattie. «Scienza, sanità e volontariato uniti» ha detto Compostella, auspicando una sempre maggiore collaborazione tra Usl e Abvs, «per favorire una donazione appropriata e migliore».  Alla festa per i sessant'anni dell'Abvs ieri era presente anche Alberto Argentoni, presidente dell'Avis Veneta.  Nel suo intervento non ha dimenticato le difficoltà nel far crescere le associazioni, con un turnover elevato, 7 per cento di nuovi donatori su un numero complessivo di 200.000. Preoccupazioni che arrivano anche dal progetti di riorganizzazione della sanità veneta che rischiano di portare disaffezione nei donatori, di allontanarli dal gesto del donare. 


Il presidente regionale ha ringraziato i soci per la loro generosità che consente ad esempio di finanziare i progetti di ricerca di giovani studiosi, come quelli che si stanno occupando di cellule staminali. Oppure nel momento di acquistare un macchinario indispensabile: «In due mesi abbiamo raccolto i fondi» ha spiegato, chiarendo ancora una volta che la generosità va oltre il donare il sangue.
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