I giudici della Corte d'appello di Sarajevo hanno condannato definitivamente a 7 anni di reclusione l’imam Husein «Bilal» Bosnic (42 anni), noto leader della comunità salafita, confermando così la condanna in primo grado che lo aveva riconosciuto colpevole di incitamento al terrorismo, reclutamento per le attività terroristiche e organizzazione di gruppi di terroristi.
La procura di Venezia lo vede come primo indigato anche in Italia e il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito e la pm Francesca Crupi da tempo ne hanno chiesto l’estradizione senza aver ottenuto risposta dalle autorità bosniache, almeno per ora. Bosnic era stato arrestato nel settembre del 2014 e rinviato a giudizio con l'accusa di aver pubblicamente incitato i giovani a unirsi alle organizzazioni terroristiche, e in particolare all'Isis in Siria e Iraq, nel corso del 2013 e 2014, quando faceva l'imam della comunità salafita, organizzata al di fuori dalle istituzioni ufficiali della Comunità musulmana bosniaca.
Almeno sei uomini reclutati da Bosnic, ha affermato la procura, hanno perso la vita nelle fila delle organizzazioni terroristiche in Siria e in Iraq. La Procura bosniaca ha sottolineato che questa è la condanna definitiva più pesante pronunciata per incitamento al terrorismo in quest'area dell'Europa. In più di un’occasione Bosnic era venuto in Italia, predicando nelle moschee di Pordenone e Belluno, dove aveva raccolto numerosi proseliti. Fra loro anche due giovani operai che erano partiti per la Siria, passando prima per la sua casa di Sarajevo. I due foreign fighters partiti dal Bellunese per raggiungere la Siria sono Munifer Karamaleski, l'unico, almeno a quanto si sa, rimasto vivo, visto che l'altro, Ismar Mesinovic, è morto in combattimento poche settimane dopo essersi arruolato nelle milizie dello Stato islamico.
A seguire passo passo i due per conto di Bosnic sarebbe stato l’ultimo degli arrestati nell’indagine veneziana condotta dai carabinieri del Ros di Padova, Rok Zavbi. A Belluno era arrivato in due occasioni, anche ospitato in casa di Karamaleski, a Chies d'Alpago (avrebbe addirittura dovuto sposare la sorella, matrimonio poi andato in fumo). Non solo: sarebbe stato presente, assieme al reclutatore di entrambi (Veapi Ajhan, arrestato alcune settimane fa ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone), nella casa di Bosnic, in Bosnia, quando ha ricevuto i due "bellunesi" Mesinovic e Karamaleski prima che intraprendessero il loro viaggio verso il teatro della guerra. Zavbi è stato bloccato a Lubjana, capitale della Slovenia, dove il Tribunale ha dato il via libera all’estradizione in Italia del 26enne sloveno.