Sette casi di encefalite da inizio anno
BELLUNO. Oltre ad essere fastidioso, il morso di una zecca può essere anche molto pericoloso. Alcuni insetti, infatti, possono trasmettere all’uomo la Tbe, encefalite da morso di zecca. E dall’inizio dell’anno sono già sette le persone che sono state ricoverate al San Martino affette da questa malattia. Erano state sette anche nel 2014 e nel 2015, ma in tutto l’anno. «Questo è il periodo clou per i morsi di zecca», sottolinea il direttore generale dell’Usl 1 Adriano Rasi Caldogno. «Avremo una seconda ondata fra settembre e ottobre».
Per questo l’azienda sanitaria ha diffuso una nota per invitare chi frequenta boschi, prati e zone poco curate del Bellunese, per lavoro o per piacere, a vaccinarsi. Il vaccino è gratuito per chi opera a favore della collettività (membri del Soccorso alpino, della Protezione civile, ecc), perché la Regione sostiene i costi. Per il cittadino ha un costo affrontabile, sotto i cento euro.
Il morso della zecca può causare diverse patologie. Le più gravi sono il morbo di Lyme e la Tbe, la Tick borne encephalitis, dovuta ad un virus che viene trasmesso attraverso il morso dell’insetto. Avevano la Tbe i sette pazienti ricoverati al san Martino dall’inizio dell’anno, che presentavano quasi tutti una sintomatologia neurologica. Dal 1994 ad oggi sono 194 i casi di Tbe segnalati, poco meno della metà di quelli registrati sull’intero territorio nazionale. La malattia si presenta nel 70 per cento dei casi con meningite o meningoencefalite, con esiti anche gravi e permanenti. Si può arrivare alla paralisi e a forme di disabilità serie.
La malattia si è diffusa negli ultimi anni anche in provincia di Treviso, ma nel 2016 non si sono registrati casi di encefalite. Nel Bellunese ci sono diversi focolai pericolosi, zone in cui le zecche sono infette e possono quindi trasmettere la malattia. «Ma sarebbe scorretto indicarli, perché le zecche vengono trasportate dagli animali selvatici a sangue caldo (soprattutto cervi, caprioli, ma anche gli scoiattoli) e le persone non devono pensare di essere al sicuro se frequentano zone dove non ci sono focolai», spiega il direttore sanitario dell’Usl 1 Giovanni Maria Pittoni.
I pazienti ricoverati nel 2016 sono stati morsi in diverse zone della provincia. Dunque è preferibile prestare attenzione, seguendo qualche semplice consiglio e usando gli strumenti che la medicina mette a disposizione. Il vaccino per la tbe viene somministrato in tre dosi, nell’arco di un anno. La protezione non è immediata ma è maggiore dopo la seconda dose, che viene iniettata da uno a tre mesi dopo la prima. La terza dopo 6-12 mesi. «Nonostante gli inviti alla popolazione, il ricorso alla vaccinazione risulta ancora modesto», ricorda Rasi Caldogno. «Ma i rischi cui si va incontro sono notevoli, qualora si frequentino boschi, pascoli e prati».
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