Sette milioni di danni nei boschi bellunesi dopo la neve record
BELLUNO. Un inverno che ha lasciato una profonda ferita sulle montagne bellunesi. Il maltempo che ha colpito le Dolomiti tra la fine di dicembre 2013 e il febbraio 2014 non verrà ricordato solo per i black out, la viabilità in tilt e i turisti in fuga. Anche il bosco ha sofferto per le nevicate eccezionali che hanno causato il distacco di 420 valanghe in poche settimane che hanno spazzato via intere porzioni di bosco.
Il Settore forestale di Belluno, che fa parte della Sezione bacino idrografico Piave-Livenza, ha stimato in 7,5 milioni di euro il danno da mancato reddito potenziale per i fusti abbattuti dalle valanghe. La massa forestale danneggiata è di circa 235 mila metri cubi per un fenomeno che ha colpito in particolar modo il Centro Cadore senza risparmiare neppure Agordino e Comelico.
Dati che il settore Forestale ha raccolto su spinta dell’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte, mettendo in piedi una vera e propria task force, a partire dallo scorso autunno: l’obiettivo era rilevare sul territorio i danni lasciati dal maltempo con particolare attenzione all’aspetto silvo-pastorale. Oltre alla Sezione bacino idrografico Piave-Livenza, che ha coordinato il progetto, hanno preso parte ai rilievi gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, le guardie comunali e quelle regoliere. Inoltre, la Sezione parchi, biodiversità, programmazione silvo-pastorale e tutela dei consumatori ha predisposto il database necessario all’archiviazione delle informazioni rilevate. È la prima volta che si indaga così ad ampio spettro lo “stato di salute” del bosco. Al dipartimento Tesaf dell’Università degli studi di Padova è stata affidata l’elaborazione dei risultati, che dovrebbe terminare a breve, mentre l’Arpav ha dato il suo supporto fornendo i dati meteorologici dell’inverno 2013/14.
«Volevamo capire, al di là dei disagi, che impatto avessero avuto le nevicate sui nostri boschi» spiega Pierantonio Zanchetta, dirigente del settore Forestale, «visto che il legno è, insieme all’acqua, una delle risorse materiali più importanti della nostra provincia. Abbiamo legname di particolare pregio e valore».
Il danno è ingente e ha colpito in modo trasversale la parte alta della provincia. I Comuni interessati sono 46, il più colpito è Auronzo, che da solo vede una stima di oltre 16 mila metri cubi di massa boschiva danneggiata. Seguono Cortina, Forno di Zoldo e Santo Stefano di Cadore, che si assestano sui 9 mila metri cubi. In generale il Centro Cadore ha perso 60 mila metri cubi di bosco, l’Agordino oltre 54 mila e il Comelico Sappada quasi 28 mila. Un danno per l’economia e anche per la natura. Il legname schiantato in località inaccessibili è per forza di cose rimasto sul posto determinando, oltre al mancato reddito per le proprietà (in gran parte Comuni) anche un rischio fitosanitario per gli alberi rimasti in piedi.
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