Bosch, partenza soft per la cassa. Prende piede l’ipotesi cessione
Il futuro dello stabilimento di Setteville. Solo una squadra a casa dal 10 febbraio. I sindacati ottimisti sulla trattativa per vendita e rilancio. Il gruppo tedesco prevede un 2025 ancora difficile a livello globale
Cassa integrazione straordinaria dal 10 febbraio solo per 5, forse 6 lavoratori, alla Edim Bosch di Quero. Uno spostamento avanti di una settimana rispetto a quanto previsto, dunque, per l’ammortizzatore sociale autorizzato una settimana fa con la firma dell’accordo al ministero, e che riguarderà – almeno in questa fase – un numero ridotto di lavoratori coinvolti.
Un segnale incoraggiante, insomma, assieme al fatto che negli ultimi giorni ha preso quota l’indiscrezione che il gruppo avrebbe individuato un acquirente per lo stabilimento di Quero specializzato nelle lavorazioni meccaniche per il settore dell’automobile.
«La cassa, che partirà con una sola squadra, diventerà più consistente da marzo– aprile», prevede Stefano Bona, segretario della Fiom, che conferma anche «l’ottimismo dell’azienda per quanto riguarda la trattativa sulla cessione dello stabilimento».
Proprio questa sarà probabilmente, afferma il sindacalista, la conclusione dopo l’anno di cassa integrazione che sta per partire. Tanto più tenendo conto di quanto ieri ha annunciato la multinazionale tedesca a cui fa capo la Edim di Quero.
Secondo i dati preliminari del bilancio 2024, Bosch ha realizzato un fatturato di 90, 5 miliardi di euro nel 2024, con un calo dell’1% rispetto all’anno precedente.
Oltre alla debole crescita dell’economia globale, lo sviluppo del business del gruppo – ha fatto sapere l’azienda – è stato influenzato negativamente dal fatto che i mercati in crescita, come quello dell’elettromobilità, si siano sviluppati molto più lentamente del previsto.
La mancanza di vendite in questi settori e la conseguente capacità produttiva sottoutilizzata, così come i continui investimenti iniziali elevati per le tecnologie future e gli accantonamenti per i necessari adeguamenti strategici, hanno avuto un impatto negativo sui risultati.
Nonostante tutte le sfide, Bosch conferma di puntare ad una crescita media annua tra il 6 e l’8%, con un margine di almeno il 7%.
Markus Forschner, membro del Cda e Cfo, ha puntualizzato: «Risparmi ragionevoli e investimenti mirati ci garantiscono il necessario margine di manovra». Ma ha avvertito che non sarà facile: «Questo piano richiederà un grande sforzo e non esclude decisioni dolorose», ha aggiunto.
Tra queste decisioni, interviene il segretario bellunese della Fiom, potrebbe esserci la cessione dei due stabilimenti Edim di Setteville e Villasanta in Lombardia, per i quali la multinazionale tedesca aveva inizialmente annunciato 180 esuberi sui 360 lavoratori in organico.
Bosch, multinazionale comunque sensibile sul piano sociale, ha deciso di soprassedere, attivando appunto la cassa integrazione straordinaria (Cigs) per crisi conclamata.
«Nel recente accordo», sottolinea Mauro Zuglian della Fim Cisl, «siamo riusciti a far inserire che la cassa integrazione non è finalizzata alle dismissioni dei due stabilimenti, ma piuttosto al loro rilancio economico e al mantenimento dei livelli produttivi dell’azienda. È un buon punto di partenza, anche se siamo consapevoli che il confronto dovrà essere approfondito nei prossimi mesi».
E i più sono convinti, a Quero, che la possibilità di rilancio passi appunto per la cessione.
«Con i bilanci di cui abbiamo letto è prevedibile», afferma ancora Bona, «che la multinazionale non voglia trattenersi una produzione marginale, ancorché interessante. E, d’altra parte, ai lavoratori e alla comunità può essere davvero d’interesse che si trovi un investitore interessato al rilancio».
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