Sfalci, danni per sette milioni di euro

L’Avepa provinciale ha presentato alle sede di Padova le relazioni necessarie per chiedere lo stato di calamità naturale
Di Francesca Valente
Lettere sospette con minacce e sospetta antrace a baldenic
Lettere sospette con minacce e sospetta antrace a baldenic

BELLUNO. Oltre 7 milioni di danni per gli sfalci mancati o poco pregiati. È la prima stima fatta negli uffici Avepa (Agenzia veneta per l'agricoltura) di Belluno diretti da Flavio Zeni, che nelle ultime settimane hanno analizzato i dati raccolti dal tecnico Walter D'Alpaos, mandato in giro per il territorio a verificare gli effetti climatici sulla stagione agricola più anomala degli ultimi anni.

Il monitoraggio è servito a produrre due relazioni, entrambe già inviate alla sede centrale di Padova, che faranno parte del faldone che l'Agenzia presenterà presto alla Regione per chiedere lo stato di calamità naturale per conto di tutto il Veneto. In provincia di Belluno, stimano gli uffici Avepa, ci sarebbero 12.771 ettari coltivati a prato, per un valore di produzione foraggiera pari a 13 milioni 382 mila euro: 2,3 milioni per la parte della provincia sopra i 700 metri di altitudine, 11 milioni per la parte che sta sotto.

Per gli agricoltori in quota la perdita stimata è di 1 milione 819 mila euro (1 milione 612 per mancata raccolta dello sfalcio e 207 mila per la riduzione del valore nutritivo della paglia ottenuta), che corrispondono al 79 per cento della produzione foraggera ottenibile in annate normali. Per gli agricoltori a valle il danno sarà molto più alto: la perdita globale sarà di 5 milioni 381 mila euro (3 milioni 956 mila per la mancata raccolta e 1 milione 424 mila euro per riduzione del valore nutritivo); il valore corrisponde a una perdita del 48 per cento rispetto alla produzione foraggera stimata in annate normali. E la stagione non è ancora terminata, perciò le stime potrebbero peggiorare ulteriormente, visto il tempo di questi giorni. Il crollo nutrizionale oltretutto, dal momento che il prodotto raccolto ed essiccato non è di alta qualità, obbligherà numerosi allevatori locali a compensare la qualità persa acquistando mangimi esterni.

«Il primo settembre abbiamo mandato avanti la seconda relazione accompagnatoria, in cui ribadiamo il problema degli sfalci, per poter chiedere lo stato di calamità per il comparto agricolo della provincia di Belluno», precisa il dirigente di Avepa Belluno, Flavio Zeni, «il direttore di Avepa, Fabrizio Stella, ha subito preso in carico la situazione bellunese non appena ha saputo che volevamo delimitare l'area». Lo stato di calamità, infatti, viene considerato su una porzione di territorio delimitato, ma solo nel caso in cui si presentino danni su un'estensione maggiore al 30 per cento della superficie interessata.

«I danni sulle coltivazioni di mais o sui frutteti sono stati pochi rispetto a quelli sugli sfalci», precisa Zeni. «Salvo qualche grandinata, non abbiamo rilevato danni tali da inserirli nella relazione inviata all'Agenzia regionale. Il problema per la montagna bellunese è che ad oggi in molti non sono ancora riusciti a fare il primo sfalcio», ricorda il dirigente. «Chi non ha gli essiccatoi avrebbe bisogno di tre giorni di sole di fila per raccogliere il prato tagliato, cosa che finora praticamente non c'è ancora stata».

«La procedura è stata avviata, però non darei tutta questa fiducia alla possibilità di ottenere dei risarcimenti», afferma Diego Donazzolo di Confagricoltura, «abbiamo sott'occhio tutti i giorni le difficoltà che sta affrontando questo Paese. Non possiamo essere catastrofisti, ma realisti sì. La sola strada percorribile è quella di assicurarsi come singoli imprenditori agricoli. Solo così si potrà sperare in una qualche forma di risarcimento. Non possiamo più contare sugli indennizzi pubblici: ormai significa mettersi in fila».

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