Si chiama Chantal la nostra ragazza della porta accanto
JESOLO. Miss Veneto 2012 è quella che non ti aspetti: è telegenica ma ha l’aria timida, ha portamento ma sfila tra le prime otto quindi tra quelle (vigente la regola che l’ordine di apparizione è l’ordine di altezza) mai considerate abbastanza stanghe per aggredire la finalissima; è una miss formato Bignami, genere «figurati se ce la faccio io». Invece ce la fa e scioglie in pianto stupore, gioia e anche mascara così che devono rifarle il trucco perché nelle foto ufficiali non la si può vedere con i rigoni neri che colano.
Si chiama Chantal Nardin, 18 anni, abita a Ormelle di Treviso e raccoglie il testimone dalla Miss Veneto uscente Mara Dall’Armellina, che vive a pochi chilometri da casa sua. Studia design e arredamento a Brugnera, ha un fisico minuto ma tosto che ha allenato per nove anni (sei da agonista) sui pattini a rotelle. L’ha eletta la giuria presieduta dall’oro olimpico Daniele Molmenti («Bella, tonica, con i muscoli» il suo commento), piacerà a Patrizia Mirigliani, che a Miss Italia vuole ragazze così, sportive, belle e sane. Chantal ha occhi e bocca che sembrano disegnati e ha da qualche parte una riserva di grinta: due anni fa la usò per vincere il campionato nazionale su pattini a rotelle, ora potrebbe sfoderarla a Montecatini dove dovrà vedersela con le squalette che sorridendo azzannano.
Jesolo ha salutato così, sabato sera, la festa per la finale regionale di Miss Italia, uno spettacolo dichiaratamente in economia ma con molti bei momenti, per il quale l’organizzazione diretta da Dario Diviacchi ha messo in campo meno denaro ma molta professionalità. A partire dal collegamento telefonico a sorpresa con l’ex Miss Veneto e poi Miss Italia Eleonora Pedron, arrivando alle 37 ragazze in gara e ai balletti realizzati con la coreografa Debora Ferrato e la sua Avalon Dance Company. Ovazioni per Molmenti, che ha rivissuto il trionfo e il podio di Londra e mentre seguiva il video cantava l’inno e si commuoveva.
Le ragazze? Buone notizie: tatuaggi e piercing sono in caduta libera e la litania «sono un tipo solare» è in via di esaurimento (avanzano in compenso le “determinate” e le “romantiche”). Sul fronte fisico, fattasi una ragione che l’ombra e non solo l’ombra della cellulite è ormai di tutte o quasi, appare chiaro che la Generazione Ortondozia è passata alla Fase Due: liberati dai ferri, gli incisivi adesso vengono sbiancati e i sorrisi risplendono (c’è sempre il rischio dell’effetto-lavandino, ma la giovane età aiuta). Le chiome sono fluenti, tutte molto lunghe e molto torturate da phon e piastre, tanto che l’unica a sfoggiare un taglio diverso, una veronese, spicca: a distinguersi l’aiuta anche il nome, visto che si chiama Eurosia (come la trisavola di mamma). Le piace molto, «anche se capita che qualcuno mi chiami Eurasia, o Europa».
Spigliate quanto basta per vestire in allegria costumi di scena davvero infelici (la prima uscita in jeans skinny avrebbe ucciso anche la parte migliore di Pippa; la seconda con il nuovo costume della bellezza, un intero arancione che non perdona), le miss sembrano più serene: non solo dicono «viva la 44», ma pur tenendosi stretta la loro 40, si sbranano volentieri i tranci di pizza in camerino.
A volergli proprio trovare un difetto, non sanno distinguere un complimento da un’eresia. Così una ricorda con tenerezza il ragazzo che le ha detto «i tuoi occhi sono di cristallo», che fa un po’ impressione. A un’altra un lui ha chiesto «ti sei fatta male?», lei ha risposto «no, perché?», lui ha calato l’asso «perché devi aver preso una gran botta cadendo dal paradiso», e la sventurata ha apprezzato. Una terza trova degno di citazione il «dove ti specchi tu, anche le pozzanghere diventano opere d’arte». E allora va bene la giovinezza, passi per i primi amori: ma sulle pozzanghere, caro, vai a specchiarti tu.
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