Si è spento Frescura, con le sue fotografie ha raccontato Feltre

Ha saputo vivere le sue passioni di ottico e fotoreporter. Avrebbe voluto allestire un’esposizione con i suoi scatti

FELTRE. La città perde un altro pezzo del suo capitale umano. Giovanni Frescura, il cui nome si lega al primo negozio di ottico aperto in centro e all'intensa attività fotografica che consegna Feltre alla storia, si è spento ieri, attorniato dall'affetto della compagna di vita Nicoletta e delle tre figlie Carmina, Barbara e Anna Maria.

Le donne della sua vita perdono il dono prezioso di un marito e di un padre dolce e generoso. Feltre, perde un uomo che tanto ancora poteva dare, oltre alla “banca dati visuale di un'intera stagione di eventi” come evidenzia la storica dell'arte Patrizia Rossi nella prefazione del libro “Stagioni di Feltre”, se solo gli fosse stata concessa l'ultima richiesta: quella di una sede adeguata dove poter allestire e aprire al pubblico l'esposizione permanente del suo patrimonio archivistico, immenso e completo, fatto di storie maggiori e minori, di ambienti circoscritti al perimetro urbano e di viaggi lontani e stranieri, riprodotti dall'obiettivo e condivisi.

L’attività di ottico nella “casa-fondaco”, come la definisce con felice intuizione Patrizia Rossi per intendere “sotto bottega e sopra abitazione”, all'angolo di via Mezzaterra, si è ben presto integrata con l'amore per l'arte figurativa e con la conoscenza dei pittori che si sono consegnati alla storia di Feltre.

Sono le sue testimonianze visive, ad esempio, che evidenziano in maniera quasi plastica i tormenti di Renato Soppelsa, scultore di talento e di dolore morto prematuramente, di cui restano appunto le foto che gli ha scattato Frescura.

Lo storico Gianmario Dal Molin mette in risalto «la sua presenza di attento e pressoché quotidiano reporter fotografico, per decenni narratore visivo degli avvenimenti. Solo ora che manca ci accorgiamo di quanto importante sia stato il suo contributo per la conoscenza della città. Il libro “Le Stagioni di Feltre” è il sunto degli alti e bassi di una città che rivelava fascino e fierezza di un piccolo vivace centro urbano. Di lui resta ora, accanto al ricordo di una persona sobria e laboriosa, il suo immenso lavoro documentale che spero non vada disperso ma continui, attraverso di lui, a parlare del passato della nostra città».

Laura Milano

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