Si indaga per procurato allarme

BELLUNO. La chiamata è arrivata alla centrale operativa dei vigili del fuoco di Belluno alle 10.52. Una voce di uomo dall’accento del Sud Italia (ma potrebbe essere stata camuffata secondo quanto riferiscono gli investigatori) dall’altro capo del telefono ha detto: «C’è una bomba a Equitalia» e ha riattaccato.

Tutto è avvenuto in pochi secondi. I vigili del fuoco, che registrano tutte le chiamate al 115, hanno individuato il luogo da cui è stato lanciato questo allarme bomba che è risultata essere una cabina telefonica pubblica del capoluogo. A quel punto sono stati avvisati carabinieri e questura. All’unica sede della società di riscossione di via Vittorio Veneto (è stata chiusa quella in centro) si sono concentrate tutte le forze: carabinieri e pompieri che hanno fatto da supporto all’azione dei militari. «Abbiamo prima controllato l’esterno dell’area per verificare un’eventuale presenza di pacchi sospetti ma è risultato negativo», precisa il capitano dei carabinieri di Belluno, Di Iorio, «ma per precauzione abbiamo fatto evacuare tutti gli uffici di Equitalia al piano terra e anche i residenti dei cinque appartamenti sopra la sede della società dove c’era solo una signora anziana. Sono stati controllati tutti i singoli locali di Equitalia per vedere se c'era qualcosa di anomalo, ma non sono stati riscontrati neppure segni di effrazione. Fin dall'inizio ci è sembrato un falso allarme». Intanto in procura è stato aperto un fascicolo per procurato allarme e interruzione di pubblico servizio.

Soltanto nel marzo scorso erano state recapitate delle buste con polvere sospetta a un dirigente di Avepa e a sua moglie con minacce di morte. Anche questo si è rivelato poi uno scherzo di cattivo gusto che fotografa però un clima di tensione da cui non è esente neppure Belluno. (p.d.a.)