Si lancia con la tuta alare e precipita

Muore sul Pordoi Mario Richard, americano. Due anni fa si era buttato con la moglie dalla Tofana di Rozes
Di Mara Deimichei

PASSO PORDOI. Volava troppo basso e per soli cinque metri non è riuscito a superare una piccola forcella tra due torri di roccia in prossimità del Piccolo Pordoi.

Così ha perso la vita ieri mattina alle 10 Mario Richard, base – jumper canadese, con passaporto americano, di 47 anni, famoso per i suoi lanci tanto da essere definito dal New York Times, uno dei paracadutisti migliori e con più esperienza al mondo. Anche i cortinesi lo hanno conosciuto. Due anni fa, ospite di Cortina Incroda, oltre all’incontro con il pubblico insieme alla moglie, si era lanciato, per la prima volta, dalla Tofana.

Richard era arrivato in Trentino prima di Ferragosto con la moglie Steph Davis (una famosa alpinista) dallo Utath per misurarsi con le pareti strapiombanti delle Dolomiti: il giorno 16 si era lanciato da uno dei luoghi simbolo di questo tipo di sport nel Bellunese, le pareti del monte Agner. Poi era stato alla Torre Trieste, quindi al Brento e infine ieri sul Pordoi.

Non usava il classico paracadute ma una tuta alare che permette di allontanarsi dalle insidie delle rocce e di volare sfruttando le correnti d’aria, novello Icaro.

Ieri, di buon mattino, era salito sul Sass Pordoi in funivia in compagnia degli amici e della moglie. Indossata la tuta, si era proposto di “inforcare” una piccola forcella in prossimità della Torre Dezulian. Erano le dieci e le condizioni ottimali per questo sport estremo. La rincorsa e poi il salto nel vuoto sostenuto dalle «ali» della tuta poi, senza tentennamenti, ha puntato alla forcella. Ma qualcosa non ha funzionato e il base-jumper ha urtato le rocce più volte e si è schiantato al suolo. Immediato l'allarme lanciato dalla moglie che ha assistito alla tragedia.

Sul posto gli uomini del soccorso alpino della stazione di Canazei, l'elicottero dell'Aiut Alpin, oltre alle forze dell'ordine che chiariranno la dinamica dell'incidente. «I soccorritori – spiega Gino Comelli, capo della stazione Alta Fassa – sono stati calati con il verricello in quel luogo impervio e poco frequentato ma non c'è stata alcuna assistenza. Hanno ricomposto il cadavere che è stato issato a bordo dell'elicottero e trasportato alla camera mortuaria del cimitero di Canazei».

Difficile capire cosa sia successo in quei pochi secondi che hanno trasformato un lancio in una delle cornici più magiche in una tragedia. L’esperienza non mancava certamente a Richard. Non si contano neppure i lanci che ha fatto in ogni parte del mondo e che sicuramente hanno superato quota 7 mila. Lanci che sono anche i protagonisti di un film, «A perfect circle» che ha come protagonisti Richard e la moglie nello splendido scenario del deserto di Moab nello Utah con le sue splendide torri di arenaria. Lui era nato in Quebec ma da tempo si era trasferito negli Stati Uniti creando la «Moab base adventure» per accompagnare gli amanti dei lanci in nuove esperienze. Una vita ricca di emozioni quella di Richard che è finita ieri mattina dopo il lancio dal Sass Pordoi.

Sul Sass Pordoi Mario Richard c’era andato anche domenica. Una «visita» per studiare la zona e per pianificare il volo di ieri. Ma dalle Dolomiti si era già lanciato nei giorni precedenti con voli spettacolari dal monte Agner e dalla torre Trieste. Nei giorni attorno al ferragosto invece erano sul Brento a fare il pieno di emozioni. Una vacanza tutta dedicata ai lanci quella di Mario Richard che aveva all’attivo qualcosa come settemila voli in ogni zona del mondo. I primi, come raccontava lui stesso, li aveva fatti fare da piccolissimo al suo Gi Joe, un giocattolo, al quale attaccava dei sacchetti delle immondizie.

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