Siccità, l’agricoltura locale in ginocchio

Il presidente di Coldiretti, Dal Paos: «La primavera secca e le bombe d’acqua rischiano di rovinarci»
Inaugurazione del rinnovato consorzio agrario di Belluno - Sopra Silvano Dal Paos presidente Coldiretti Belluno
Inaugurazione del rinnovato consorzio agrario di Belluno - Sopra Silvano Dal Paos presidente Coldiretti Belluno
BELLUNO. L’agricoltura bellunese rischia di finire in ginocchio. Colpa della siccità, della grandine e delle bombe d’acqua. «Prima la siccità, in primavera, ha contribuito a seccare le piante di mais e l’erba, creando non pochi disagi agli allevatori, che si sono trovati senza foraggio per gli animali. Poi il caldo di questa estate che sta dando problemi in malga, dove si registra una diminuzione della produzione di latte. A questo si aggiunge anche un fenomeno particolare, le bombe d’acqua e vento, che hanno dato la mazzata finale a frutta e ortaggi».


È preoccupato il presidente di Coldiretti, Silvano Dal Paos che lancia l’allarme. «A compromettere questa stagione è stata all’inizio la siccità primaverile», precisa Dal Paos, «che ha bruciato l’erba, elemento fondamentale per chi alleva il bestiame. Da qui, poi, il secco unito alle piogge battenti ha compromesso anche il raccolto di frutta e ortaggi». Il capo della Coldiretti locale evidenzia che «sulle malghe la produzione di latte è diminuita del 20%, così come del 15% si è ridotta la produzione di mais, prodotto importante per garantire il foraggio agli animali. Questo provocherà un aumento dei prezzi del foraggio, che metteranno ancora più in crisi le nostre aziende».


Problemi ci sono anche per gli alberi da frutto e gli ortaggi. «La siccità ha ridotto la produzione di questi prodotti e poi le bombe d’acqua hanno fatto il resto, facendo cadere a terra quei pochi frutti rimasti sugli alberi. Non è sicuramente una bella stagione per tanti motivi», esclama sconsolato.


«Non è andata bene nemmeno ar i nostri giovani agricoltori», aggiunge, «che non hanno potuto usufruire dei fondi per l’apertura di una nuova azienda. Nella graduatoria regionale, infatti, soltanto la metà delle nostre domande è stata accolta. Il motivo è noto a tutti: purtroppo il nostro territorio è disagiato, ma di questo non viene tenuto conto e così tutti gli altri ci superano. Erano una settantina, ma una trentina sono passati. E questo non aiuta l’imprenditoria giovanile. Cercheremo di farci valere il prossimo anno».


Anche i farmer market hanno risentito del clima. «C’era poco prodotto e molti agricoltori non sono potuti andare nei mercati. Ed è un peccato. A questo si aggiunge il fatto che molti hanno iniziato a vendere direttamente in azienda. E se questo è un bene, dall’altro però non permette di farsi conoscere nel resto della provincia e non solo». L’unico dato positivo è l’afflusso turistico, che ha permesso ai caseifici di vendere i loro formaggi.
(p.d.a.)


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi