Siccità, molti i comuni senza ordinanza
BELLUNO. Altra giornata di emergenza idrica ieri in provincia. Oltre all’ormai solito problema del comune di Cencenighe alle prese con la vasca di Col, ieri le autobotti dei vigili del fuoco hanno provveduto a rifornire nuovamente gli abitati di Aune, Croce d’Aune e Faller a Sovramonte, quelli di Col Cugnan e Quantin a Ponte nelle Alpi e anche di Arabba a Livinallongo (dove si sta cercando la falla nell’acquedotto che sta creando problemi, tanto che Bim Gsp nei prossimi giorni arriverà on una telecamera per capire dov’è il danno).
«La situazione è sotto controllo», commenta il sindaco pontalpino, Paolo Vendramini che da dicembre è alle prese con l’emergenza idrica. «Per fortuna non abbiamo avuto giornate intere di assenza di acqua, grazie all’aiuto di Bim Gsp e dei pompieri si è sempre riusciti a garantire l’acqua. Certo è che oggi la siccità inizia ad impensierire davvero, visto che pioggia o neve non si vedono ormai da mesi».
L’emergenza idrica, intanto, inizia ad impensierire anche quei territori che finora non hanno mai avuto alcun problema. Per il sindaco Jacopo Massaro «è venuto il momento di mettere nero su bianco il piano operativo in caso di emergenza», mentre per quello di Ponte nelle Alpi «servirebbe una maggiore sensibilizzazione anche da parte di quei territori che non hanno disagi», invitandoli, quindi, ad emanare l’ordinanza sui consumi idrici.
A livello provinciale sono circa una trentina gli enti locali che hanno provveduto a invitare i cittadini a limitare l’uso d’acqua. Anche tra quei territori che problemi non ne hanno avuti. Come per Sedico o Rocca Pietore. «Abbiamo fatto l’ordinanza anche in assenza di criticità», spiegano i primi cittadini Stefano Deon e Andrea De Bernardin, «perché comunque si tratta di un problema che riguarda l’intera provincia e quindi ci sembrava corretto dare un segnale».
Non la pensano allo stesso modo, invece, molti altri comuni che non hanno ancora, dopo l’invito di fine dicembre della Prefettura, lanciato l’appello ai loro cittadini per un uso intelligente dell’acqua. Tra questi ci sono anche Calalzo e Selva di Cadore. «Non abbiamo fatto l’ordinanza perché non siamo nella fascia di pericolo, di acqua ne abbiamo tanta e i miei concittadini sono parsimoniosi», precisa Luca De Carlo sindaco di Calalzo, che aggiunge: «E poi un’ordinanza deve essere urgente e contingente, per cui quando ci sarà il pericolo allora provvederò».
Della stessa opinione Ivano Dall’Acqua, sindaco di Selva di Cadore: «La settimana scorsa abbiamo avuto delle criticità per il congelamento di 200 metri di tubature che hanno fatto rimanere a secco il rifugio Aquileia. Per il resto non siamo in difficoltà, per cui ancora dell’ordinanza non c’è necessità».
Anche in Alpago i comuni non hanno ancora provveduto, ma qualcosa si muove. «Oggi ci sarà una riunione dell’Unione montana e si dibatterà di questo problema», precisa il primo cittadino di Puos d’Alpago, Antonio Dazzi che precisa: «Finora non abbiamo avuto criticità, ma stiamo ragionando, come insieme dei comuni, se non sia il caso di fare l’ordinanza in considerazione della situazione provinciale di attenzione idrica». E che di acqua in Alpago ce n’è lo dimostra il fatto che Bim Gsp ha trovato due sorgenti già canalizzate su tubature dismesse da usare in caso di bisogno. Sarà l’Usl a stabilire se l’acqua contenutavi è potabile. Si tratta delle sorgenti Gambin in località Belvedere di Farra d’Alpago e di quella di Funesia a Chies d’Alpago. In questi giorni, tutti gli amministratori hanno presentato o stanno per presentare un elenco dei siti sensibili del loro territorio: dalle case di riposo all’ospedale, ai cittadini in difficoltà perché malati o soli. E questi dati serviranno alla Prefettura per redigere il piano dell’emergenza. (p.d.a.)
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