Siccità, scatta l’allarme per gli ospedali

Solo quello di Feltre è dotato di vasche di accumulo. I vigili del fuoco: «Tutte le strutture sensibili dovrebbero averle»
ospedale san martino
ospedale san martino

BELLUNO. Anche gli ospedali bellunesi dovranno dotarsi di vasche di accumulo dell’acqua per gestire un’emergenza, come quella che da due anni sta interessando la provincia.

Ad oggi, come rilevato nel corso del vertice in Prefettura dal rappresentante dell’Usl 1 Dolomiti, Mauro Soppelsa, «soltanto l’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre è dotato di una vasca che può garantire 4-5 giorni di autonomia idrica alla struttura. Si tratta di acqua potabile che arriva dall’acquedotto e passa attraverso la vasca per poi rifluire nell’acquedotto, questo a garanzia che non si verifichino fenomeni di ristagno».

«Dopo l’emergenza dello scorso anno», sottolinea ancora Soppelsa, «l’allora Usl 2 ha chiesto alla Regione Veneto di poter aumentare la portata di questa cisterna. Il piano è quello di realizzarne alcune che possano funzionare con le condotte acquedottistiche tramite il principio dei vasi comunicanti, così da avere sempre il riciclo d’acqua».

A parte il Santa Maria del Prato, però, gli altri tre ospedali bellunesi (Belluno, Agordo e Pieve di Cadore) sono sprovvisti di questi serbatoi, tanto che per la struttura cadorina, nell’inverno 2015 erano intervenuti un paio di volte i vigili del fuoco per il rifornimento idrico. «Dobbiamo fare questo tipo di ricognizione per garantire risposte tempestive in caso di siccità nelle nostre realtà. Visti i cambi climatici, infatti, diventa importante iniziare a ragionare sui modi per gestire al meglio le emergenze senza creare disagio ai cittadini».

«Il problema», evidenzia il comandante dei Vigili del fuoco di Belluno, Vincenzo Giordano, «è che tutte le strutture sensibili di pubblica utilità, come appunto ospedali o le case di riposo, dovrebbero munirsi di queste vasche, perché altrimenti le nostre autobotti, impossibilitate a scaricare l’acqua, sono costrette a stazionare per diversi giorni nelle singole aree interessate dall’emergenza. In questo modo, però, si toglie un mezzo alla disponibilità del territorio. Disponibilità che, quando siamo in stato di allerta, dovrebbe essere garantita per evitare ritardi nell’intervento».

Intanto, anche la Regione Veneto si sta attrezzando per far fronte alla forte carenza idrica. La Protezione civile è già all’opera, come fa sapere il suo direttore Luca Soppelsa. «Abbiamo iniziato a fare un censimento dei mezzi a nostra disposizione in caso di bisogno. Abbiamo in magazzino delle cisterne per contenere l’acqua non potabile e altre, che ci vengono dalla sezione dell’antincendio boschivo, per il trasporto di quella potabile. Tutte queste possono essere utilizzate al momento del bisogno, su richiesta dei singoli sindaci».

Richieste che ad oggi non sono ancora arrivate. «Siamo ancora in una fase di prevenzione, anche se l’assenza di precipitazioni nelle prossime settimane, potrebbe portare all’emergenza vera e propria». Le previsioni meteo, infatti, non sono delle migliori. «Secondo fonti Arpav», prosegue ancora Soppelsa, «le precipitazioni previste in questi giorni saranno davvero minime e pertanto le condizioni attuali di siccità non conosceranno grandi e rimarchevoli modifiche. Per questo motivo dobbiamo muoverci ora per avere a disposizione il materiale necessario per superare eventuali crisi future».

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