Siccità, Zaia chiederà lo stato di crisi
BELLUNO. Stato di crisi? Il governatore Luca Zaia è d’accordo. La neve, dunque, non c’è. Ma per il circo bianco c’è di peggio. Comincia a mancare l’acqua per fabbricarla. E, siccome al peggio non c’è un limite, l’acqua si sta esaurendo anche negli acquedotti.
«Sì, è un dramma, diciamo pure una tragedia» ammette il presidente della Regione, Luca Zaia, che non aveva ancora raccolto le istanze di aiuto degli impiantisti e, più in generale, degli operatori turistici del Bellunese, quando ha cominciato ad annusare aria di crisi ed ha pregato i suoi collaboratori di cominciare a raccogliere tutti i dati possibili della situazione.
Ecco perché ieri mattina ha ammesso: «Io vivo la tragedia che sta vivendo la montagna e spero giustamente che arrivino le precipitazioni in maniera graduale ma in particolare le nevicate in montagna. Siamo già sulla procedura dello stato di crisi, ancora non l’ho dichiarato: però non vi nego» ha rivelato ai giornalisti, riuniti a Treviso per illustrare il nuovo ospedale «che sto raccogliendo le carte perché secondo me già ci sono gli elementi per lo stato di crisi».
Al presidente è giunta l’eco delle difficoltà in cui si stanno muovendo le società delle Dolomiti che stanno affrontando costi altissimi per l’artificializzazione della neve e che, da qualche giorno, si trovano in difficoltà ancora maggiori ad approvvigionarsi d’acqua. Società, dunque, che rischiano di non avere i presupposti per funzionare ed essere costrette a lasciare a casa il personale, ricorrendo alla cassa integrazione. E se le festività di Natale hanno tenuto gli alberghi aperti, ed altrettanto accadrà a Capodanno, c’è il pericolo che se la neve ritarderà ancora per qualche settimana, pure gli alberghi saranno costretti a chiudere o, quanto meno, a ridimensionare le aperture.
«Lo sci è l’emblema della montagna veneta, specie quassù, sulle Dolomiti, per cui è sicuramente un dovere – condivide Zaia - dare una mano».
Gli operatori stanno bussando alla Regione. Ma è evidente, secondo il presidente, che l’interlocutore è il Governo. Il presidente si rende ben conto che non sarà facile spuntarla. E prova già ad immaginare quali saranno le obiezioni. Ecco, dunque, il suo ragionamento: «Quando c’è la siccità i nostri agricoltori invocano lo stato di crisi. Se la siccità arriva d’inverno e non ci sono coltivazioni in campagna non significa che qualcun altro non soffra. Penso che la sofferenza sul fronte dei costi e dell’approvvigionamento idrico in questo momento la montagna la stia dimostrando tutta. E a 360 gradi».
Considerata, tuttavia, la situazione, il presidente consiglia la massima prudenza nell’uso dei petardi e degli altri botti in vista del Capodanno; consiglia ancora una volta i sindaci a vietarli. Massima attenzione anche nell’uso dei falò. Ma i panevin non si possono vietare, a suo dire. Semmai sono da organizzare in aree – i grandi parcheggi - in cui non possono nuocere. I panevin nel Bellunese sono conosciuti come pavarui (o termini simili a seconda delle località): vengono accesi in Agordino e in Valle di Zoldo in modo particolare. Non resta che sperare nella pioggia e nella neve, che arrivi prima della Befana, altrimenti rischiano di saltare nonostante Zaia non voglia cancellarli.
E la lotta allo smog? «Bisogna abbandonare l'ipocrisia: non ce la possiamo prendere con chi ha la stufa a legna a casa o dar la colpa alle auto. Si sono persi anni nel fare le riforme strutturali a livello ambientale: penso al tema del controllo delle caldaie, del monitorare la qualità delle temperature all'interno degli edifici. E per le auto spero che non ci siano le targhe alterne».
Domani l’assessore bellunese Gianpaolo Bottacin presiederà, al riguardo, un importante vertice in Regione, a Venezia. In contemporanea con quello a Roma, dal ministro Galletti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi