Sieropositivo inviò due mail minatorie indirizzate ai figli dei datori di lavoro

L’uomo sosteneva di avanzare una somma in denaro e aveva minacciato i bambini che erano ospiti dei nonni nella stagione in Germania

VALBELLUNA. E-mail minatorie da un sieropositivo. Destinataria una coppia di gelatieri della Valbelluna, preoccupata per l’incolumità due figli piccoli, che lasciava alla custodia dei nonni materni durante la stagione di lavoro all’estero. Non si sa se D.C. avesse davvero dei problemi di salute così gravi, di sicuro ha spaventato gli ex datori di lavoro che all’epoca dei fatti contestati l’avevano denunciato in Germania, delegando uno dei nonni a presentare la denuncia anche in Italia.

L’imputato può dire di essere stato fortunato. Non solo negli ultimi tempi non ha più dato fastidio, ma anche il reato di minaccia grave è diventato perseguibile solo a querela di parte. Nessuno l’aveva presentata, per chiedere che l’autore del messaggio di posta elettronica venisse punito alla fine del procedimento penale.

Ieri mattina prima la madre e poi il padre dei bimbi hanno spiegato in aula di non essere più interessati a perseguire una persona che da allora non si è più fatta sentire, tanto meno con toni minacciosi.

Il finale che sembrava tutto da scrivere è diventato scontato: non doversi procedere per mancanza della condizione necessaria. Il pubblico ministero Rossi l’ha chiesto in prima battuta, figurarsi il difensore Piero Tandura, giusto colui che aveva sollevato il problema della procedibilità. Era stato il nonno materno a raccontare quello che era successo nell’agosto di cinque anni prima. La mail non era arrivata al suo indirizzo ma a quello della figlia e del genero, in gelateria. Il mittente diceva di essere positivo all’Hiv e avrebbe fatto del male ai due bambini. In quel momento uno era in Italia e l’altro in Germania. Il contenuto inquietante di due messaggi, inviati fra il 9 e il 18 agosto, ha spinto la donna ad andare dalla polizei del luogo di lavoro a presentare una denuncia e sono stati gli stessi agenti a consigliarle di fare la stessa cosa in patria.

Non poteva rientrare in quel periodo, ecco perché ha delegato il padre, che si è recato alla più vicina stazione dei carabinieri a dettare lo stesso testo. Insieme alle minaccia, c’era anche una richiesta di denaro: più o meno 170 euro, che l’imputato riteneva di avanzare dagli ex datori di lavoro.

Dopo la denuncia, l’uomo si è fermato e non ha più mandato nulla, questo il motivo per cui i coniugi hanno deciso di interrompere il processo, approfittando di una novità nel codice penale. —

G.S.

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