Sigilli su tre allevamenti per irregolarità

ALPAGO. Sigilli a tre allevamenti (due a Tambre e uno a Farra d’Alpago) per irregolarità nella compilazione dei registri di stalla e per la mancanza di marchiatura degli animali.
Si delinea in maniera più definita il blitz effettuato dai carabinieri del Nas di Treviso nei giorni precedenti la Pasqua in Alpago. Controlli che hanno interessato anche macelli, ristoranti e agriturismi. L’obiettivo: scoprire “falsi” agnelli dell’Alpago.
Il blitz. Non si conoscono ancora i particolari circa l’esito completo dell’operazione, anche perché (come fanno sapere dal Nucleo antisofisticazione di Treviso) i controlli sono ancora in corso e interesserebbero altri allevamenti bellunesi. Ma dalle prime indiscrezioni sembra proprio che i Nas abbiano trovato soltanto delle irregolarità burocratiche.
«L’attività di controllo è partita la seconda metà di marzo e, vista la vicinanza con le festività pasquali, ha riguardato il prodotto che più si consuma nel periodo: l’agnello. Ora, prima di chiudere la partita, ci sono delle cose da approfondire e non soltanto sugli allevamenti ovicaprini visitati in Alpago», dicono dal comando del Nucleo antisofisticazione trevigiano.
L’obiettivo dell’operazione, che coinvolge anche macelli ed esercizi di ristorazione, è capire la provenienza delle carni, la loro tracciabilità e quindi sapere se l’agnello che viene allevato in loco e servito sulle tavole dei ristoranti, sia realmente di produzione alpagota.
La parola all’Usl. I Comuni di Tambre e di Farra, su indicazione dei militari dell’Arma, hanno provveduto a emanare l’ordinanza di sequestro degli allevamenti, passando poi la notifica al servizio veterinario dell’Usl 1. Quest’ultimo nei prossimi giorni dovrà verificare che le irregolarità siano state effettivamente sanate. Soltanto dopo che il personale sanitario avrà redatto l’apposito verbale, l’amministrazione comunale potrà ordinare il dissequestro.
«Credo che la messa in regola dei tre allevatori segnalati sia una questione di giorni pe», precisa il direttore del servizio veterinario Gianluigi Zanola, che spiega alcuni particolari del sequestro. «Senza la marcatura gli animali non possono essere venduti per la macellazione, in quanto è il marchio a riportare l’origine dell’animale, con la segnalazione dell’allevamento in cui è nato; una sorta di carta d’identità utile al consumatore. È bene precisare che, per quel che riguarda l’Alpago, non stiamo parlando di rilievi sanitari, ma soltanto di problemi burocratici».
Ogni due anni negli allevamenti ovicaprini vengono eseguiti dei prelievi di sangue da parte dell’Usl per verificare la presenza di brucellosi tra i capi; poi vengono eseguiti a campione controlli sui registri. «Il fatto che gli animali non avessero il marchio o che i registri non fossero compilati correttamente non vuol dire che gli animali siano malati o arrivano dall'estero; si tratta piuttosto di una mancata dichiarazione sul numero dei capi presenti nell’allevamento».
Al servizio degli alimenti animali, intanto, non è arrivata a ieri alcuna segnalazione di carni macellate o presentate nei ristoranti senza alcuna tracciabilità. (p.d.a.)
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