Silmo, Parigi non è più la Ville Lumière
BELLUNO. Non è più la fiera di una volta, c'è meno affluenza, ma Parigi rimane pur sempre una vetrina importante per allacciare rapporti con nuovi clienti, soprattutto stranieri, e rinsaldare quelli in essere. È in sintesi questo il commento più frequente fra le aziende bellunesi che hanno partecipato al Silmo.
«Sono diversi anni che andiamo a Parigi - sottolinea Francesco Michielotto, 38 anni, contitolare di 4Planets di Mel - e abbiamo constatato un netto calo nell'affluenza. Sembra quasi una fiera giunta al capolinea. Senza dubbio il Mido è molto più visitato. Comunque è stata una occasione per stringere i contatti con i clienti stranieri». «Non so se la scarsa affluenza - gli fa eco Eric Balzan, contitolare di Hapter di Belluno - sia dipesa dalle ultime vicende che hanno interessato Parigi, cioè dal pericolo degli attentati, oppure dalla vicinanza di altre manifestazioni, come la Fiera di Las Vegas (che si era chiusa solo 4 giorni prima dell'apertura del Silmo) o il nuovo evento 'Date', che a Milano si è dimostrato, una settimana dopo, un appuntamento importante per le piccole aziende come la nostra».
«Di certo a Parigi dovranno mettere mano al calendario - conferma Nadia Zampol, contitolare di Martini Occhiali di Lozzo di Cadore e vice presidente di Sipao, la sezione produttori articoli per l'occhialeria di Confindustria Belluno Dolomiti - perché questo intensificarsi di eventi quasi concomitanti non giova al Silmo. Si pensi solo che a breve avremo, il 17 ed il 18 ottobre, l'importante workshop a Miami organizzato da Ice ed Anfao, al quale parteciperanno una quarantina di aziende italiane; e successivamente, a novembre, la Fiera di Hong Kong. In questi due appuntamenti vedremo di recuperare i rapporti con i nostri interlocutori che non sono venuti quest'anno a Parigi. È chiaro, insomma, che se le fiere sono sempre di più, ciascuno fa una scelta ben ponderata costi-benefici prima di aderire, specialmente se viene da oltre oceano».
«Nonostante l'evidente calo medio di affluenza - commenta Nicola Del Din, amministratore delegato di Pramaor, l'azienda di Taibon Agordino che produce gli occhiali Blackfin - la fiera è andata molto bene, soprattutto in termini di interesse da parte del mercato domestico francese, dove abbiamo attivato da solo un anno la distribuzione diretta di Blackfin. Ci attendiamo degli ottimi risultati nel breve-medio termine su quel mercato». "Sì, meno gente del solito - prosegue Giorgio Dalla Longa, responsabile marketing e comunicazione di Vista Eyewear di Alano di Piave, che produce gli occhiali Mad in Italy - ma Parigi per noi è stata molto importante perché ci ha consentito di mettere in mostra la creatività tutta italiana, ad iniziare dal nostro stand, molto vivace e colorato. Gli occhiali Mad in Italy hanno fatto colpo ancora una volta grazie alla combinazione di tecnologia e creatività sono al centro della nostra proposta. I protagonisti sono i materiali all'avanguardia come il nylon e il titanio, sistemi confortevoli come le cerniere senza viti e l'assenza di saldature e nikel, quindi antiallergici. Noi poi facciamo occhiali completamente made in Italy ed abbiamo avuto ancora una volta una conferma importante: all'estero cercano il vero made in Italy, si sono stancati del quasi come...».
Soddisfatto anche Mario Righes, uno dei cinque titolari delle Tris Ottica di Segusino: «Per noi è andata bene, ed è da un po' di anni che le cose vanno bene, indipendentemente dalla crisi che tutti lamentano. Sarà per il nostro prodotto, acetato pantografato, sarà per il consolidato rapporto con le tante aziende per cui produciamo occhiali. In ogni caso è stata anche l'occasione per presentare la nostra nuova linea Lamarca».
Dello stesso avviso Stefano Larcher della GB di Cima Gogna (Auronzo). «Come affluenza è stata buona, tre giorni su quattro. Noi abbiamo presentato la nuova collezione da sole ed abbiamo venduto bene. Soprattutto siamo contenti della ripresa del metallo, che sta guadagnando posizioni rispetto all'acetato. E per noi, che facciamo occhiali proprio in metallo, con il nostro marchio Nik03, il segnale non può che essere molto positivo».
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