Sindaci sul piede di guerra contro Venezia

«Tradita ancora una volta la nostra specificità. È ormai chiaro che in Veneto ci sono figli e figliastri»
BELLUNO. Sindaci sul piede di guerra. Non ci stanno a vedersi decurtare ancora una volta, per l’ennesimo anno, il budget per la sanità. E puntano il dito contro la Regione che accusano di tradire ancora quella specificità della montagna. «È chiaro ed evidente ormai», sbotta il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin in qualità anche di presidente della Conferenza dei sindaci del Feltrino, «che per Venezia esistono dei figli e dei figliastri. Come è evidente che la fusione delle due Usl non ha portato alcun vantaggio, anzi. Ancora una volta siamo penalizzati, pesantemente. Un taglio ulteriore alle risorse rispetto allo scorso anno non può che mettere a rischio i servizi stessi, visto che già nel 2016 avevamo dovuto sopportare una flessione nelle somme assegnateci».


Perenzin non risparmia le critiche a tutta la giunta Zaia: «È sintomatico che in un momento in cui la Regione si fa bella dell’autonomia, dimostri di non tenere in considerazione le esigenze di autogoverno della montagna. Mi sentirò anche con il collega di Belluno per capire cosa fare di fronte a questa situazione. Se il buongiorno si vede dal mattino, non possiamo che dire che avevamo ragione lo scorso anno quando ci opponevamo alla fusione».


Dello stesso avviso anche il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo. «Questo taglio va contro le dichiarazioni del governatore Zaia a favore delle montagna. Ancora una volta non si dà seguito a quel differenziale montagna che dovrebbe essere inserito nel riparto per venire incontro alle maggiori spese di questo territorio dovute proprio alla sua conformazione geografica».


E anche se questo deficit potrà essere ripianato da Venezia, Buzzo non si dice contenta. «Non si può sempre inseguire il ripianamento: questi soldi devono esserci dati con criteri precisi». La prima cittadina si dice anche preoccupata di questo smantellamento della sanità che silenziosamente sta interessando la montagna. «Dispiace vedere che i bellunesi si sono ormai assuefatti e rassegnati a questa situazione: hanno perso ogni speranza. e un segnale bruttissimo quello che viene lanciato dal territorio».


Contro a questo taglio si scaglia anche il consigliere del Pd regionale Claudio Sinigaglia, e quella del M5S, Patrizia Bertelle. «Questo trasferimento non tiene per nulla conto della specificità montana, e si continua ad affidarsi alla spesa accentrata senza dare quelle risorse in più che spettano a questo territorio».


Non si rassegna neanche Ottorina Bompani, referente provinciale di Cittadinanzattiva e del Tribunale del malato che ha sede all’interno dell’ospedale San Martino. «È un giocare al ribasso a scapito della sanità e della salute dei cittadini. Pensare che per ogni cittadini ci saranno 83 euro in meno per i Livelli essenziali di assistenza è una cosa a dir poco grave. Qui sono a rischio i servizi per i bellunesi e questo non possiamo permetterlo. La Regione già ci chiede il sovra ticket cosa vuole ancora di più? Anzi dove sono andati i soldi recuperati da queste somme imposte?»
(p.d.a.)


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