Sindaci tuttofare Nuovi incarichi con la legge Delrio
BELLUNO. Sindaco, consigliere provinciale, forse addirittura presidente di palazzo Piloni. Senza dimenticare gli enti di bacino per l’acqua, quello per i rifiuti, il consorzio Bim. Tutto a costo zero. Si prospettano mesi di fuoco per i sindaci della provincia di Belluno che saranno protagonisti della rivoluzione portata dalla riforma Delrio.
Grazie alla nuova legge saranno proprio loro ad eleggere il consiglio provinciale che sostituisce di fatto gli organismi eletti fino a questo momento tramite le urne. Un ruolo di responsabilità ma anche un carico di lavoro che rischia di gravare sulle spalle già cariche dei primi cittadini. Tanto che qualcuno è già pronto a declinare l’invito.
«Non si può pensare che i sindaci facciano tutto» spiega Paolo Perenzin, sindaco di Feltre, «io per esempio non ce la farei anche a ricoprire l’incarico di presidente della provincia. Nel caso di Belluno, poi, penso che provincia dovrebbe rimanere di primo grado. Va anche detto, però, che già aver inserito la specificità montana è una conquista importante».
Anche secondo il sindaco di Belluno Jacopo Massaro la legge Delrio consente di guardare al futuro. Ma il presente rischia di trasformarsi una corsa ad ostacoli. «Per far funzionare questo sistema bisogna organizzare il carico di lavoro dei sindaci» spiega, «ci vorrebbe più personale. Di per sé non vedo sbagliata l’idea di far lavorare i sindaci anche a livelli superiori rispetto a quelli del loro Comune di elezione ma bisogna fare i conti con gli impegni crescenti».
Tra enti di bacino per la gestione dell’acqua, la Conferenza dei sindaci dell’Uls e la gestione dei rifiuti l’agenda dei primi cittadini non rischia di essere troppo densa, allontanando i primi cittadini dalle problematiche del territorio? «Il punto è avere una struttura efficiente per poter lavorare» continua Massaro, «più che nelle province l’enorme spreco di risorse è nelle regioni, io punterei a quelle. Bisognerebbe unificare compiti che spesso vedono troppi livelli di governo del territorio».
C’è anche chi vede nelle sfide della legge Delrio nuove opportunità. È Mario Manfreda, sindaco di Lozzo di Cadore e vicepresidente del Consorzio Bim. «Sicuramente è un impegno» spiega, «ma è vero anche che da sempre i sindaci sono interessati alle tematiche che riguardano l’area vasta come per esempio la viabilità o le infrastrutture. Sarà una sfida complessa ma secondo me ci sono degli aspetti positivi. Bisognerà fare un salto culturale ma i sindaci saranno protagonisti di tematiche di ampio respiro. E questo è quasi un allenamento per l’autonomia che il territorio chiede: un obiettivo nel quale non possiamo fallire».
Tra i cittadini della provincia di Belluno non mancano però i timori. L’esperienza con Bim Gsp è un ricordo fresco e cocente per le tasche dei bellunesi. Ma secondo Manfreda sono aspetti che vanno tenuti separati. «Intanto il Consorzio Bim e il Bim Gsp sono due cose diverse e non vanno confusi» premette, «e poi all’epoca c’era anche una provincia elettiva. Forse, e sottolineo forse, le cose sarebbero andate diversamente con un’assemblea di sindaci. Quel che conta è che ora i primi cittadini si assumeranno le loro responsabilità in modo diverso anche in un’ottica di sempre maggiore autonomia. Avere più compentenze e non saperle gestire sarebbe un problema».
Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, stronca invece senza appello la legge Delrio. «I sindaci, che sono la parte politica e che lavora di più, prendono sempre meno e ora avranno anche nuovi carichi di lavoro. Come se per noi non fosse già abbastanza, soprattutto nei Comuni più piccoli. In questo modo non verranno più prese decisioni. Si toccano solo le giunte e i consigli, intanto il resto della struttura provinciale rimane sempre lì».
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