Sindaco condannato a metà per le percosse alla moglie

Il primo cittadino è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia. Ma in ogni caso dovrà pagare un risarcimento danni alla donna e le spese



Percosse alla moglie. Un sindaco dell’alto Agordino è stato condannato a tre mesi e mezzo di reclusione con pena sospesa, più le spese processuali, quelle di costituzione di parte civile e un risarcimento danni di 4 mila euro. È stato invece assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia, perché il fatto non sussiste.

Per quanto riguarda l’identità dell’amministratore, a fine udienza davanti al giudice Feletto, è stata la parte offesa, tramite l’avvocato Raffaella Mario, a chiedere che non fosse possibile riconoscere né lei né la figlia. La ovvia scelta è quella di tutelarle.

Attesa per le motivazioni della sentenza, in base alle quali le parti decideranno se presentare appello oppure fermarsi al primo grado. Il pubblico ministero Gulli aveva chiesto due anni e due mesi complessivi per entrambi i reati e Mario aveva aggiunto 5 mila euro. Niente maltrattamenti e le lesioni aggravate contestate sono state derubricate in percosse. La difesa Prade e Carponi Schittar puntava all’assoluzione piena, ma un primo risultato l’ha ottenuto. Da vedere se presenterà appello.

Il primo cittadino aveva l’amante e, secondo la Procura della Repubblica «è una forma di maltrattamenti anche tradire in maniera evidente la propria moglie, portandosi a casa un’altra donna, per consumare un rapporto sessuale». Una visione differente da quella dei due avvocati, che hanno sostenuto come certi atteggiamenti fossero reciproci. Secondo quanto racconta la querela presentata ai carabinieri e quindi l’imputazione, nella coppia c’era una violenza verbale fatta di classici insulti a sfondo sessuale, ma anche fisica, che consisteva in schiaffi anche al viso, strattoni e spinte.

Il periodo contestato va dal settembre 2015 al febbraio 2017 e l’episodio più grave in contestazione è stato quello relativo alla scoperta da parte della donna di una relazione extraconiugale, che peraltro sarebbe stata ostentata. Quando la moglie ha trovato i due a letto insieme e tutto è diventato addirittura più chiaro, è stata afferrata dal primo cittadino e mandata all’ospedale con danni all’altezza della parte posteriore del collo. Il certificato medico del Pronto soccorso dell’ospedale di Agordo parla di distorsione cervicale e indica una guarigione in una decina di giorni.

La donna ha dato la sua versione dei fatti in aula, mentre l’uomo non si è sottoposto all’esame dell’imputato né alle dichiarazioni spontanee. Se non è sfuggito qualcosa, non si è mai presentato in tribunale per difendersi, delegando sempre gli avvocati. I due non dormivano più insieme, stavano vivendo una profonda crisi coniugale e non se le mandavano a dire. Nei messaggi della donna non mancano le ingiurie, soprattutto di carattere sessuale, ma il reato è stato depenalizzato e un’eventuale querela non sarebbe servita a niente. La difesa ha prodotto anche una pagina del diario della donna, nella quale emergerebbero frequentazioni maschili, ma secondo lei si trattava soltanto di amici.

Per la Procura, era tutto dimostrato, ma il Tribunale l’ha pensata in maniera diversa. Niente maltrattamenti e le lesioni aggravate sono diventate qualcosa di simile. La sentenza è arrivata di conseguenza. –



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi