«Sinergie comuni per i passi dolomitici»
BELLUNO. Le Province di Trento e Bolzano stanno per ottenere la completa gestione delle strade. Già ora se ne occupano direttamente ma in un futuro abbastanza vicino potranno decidere in piena autonomia, senza chiedere parere preventivo al Commissario di Governo (la nostra Prefettura), se mettere pedaggi, chiudere strade o regolare in qualche modo il transito. Hanno già avuto il primo via libera dalla Commissione dei 12 (formata per metà da trentini e bolzanini e per l’altra metà da rappresentanti dello Stato), e ora attendono che si esprima il Consiglio dei ministri. Considerate le maggiori autonomie che hanno ottenuto in tempi anche recenti dal Governo, e con alle spalle il parere favorevole della Commissione dei 12, non c’è dubbio che abbastanza presto Trento e Bolzano potranno decidere di regolare il transito sulle loro strade, come meglio credono.
La questione ha un rilievo sovraregionale, come è evidente. E si inserisce a pieno titolo nel dibattito sempre acceso, soprattutto in estate, sulla regolazione del traffico sui passi dolomitici. L’assessore trentino Gilmozzi ha spiegato al quotidiano Il Trentino che è ancora presto per dire cosa si farà sui passi, prima bisogna ottenere il via libera dal Governo.
Per il 2016 intanto dovrebbe partire una prima sperimentazione, la chiusura a fasce orarie del passo Sella, tra Trento e Bolzano. E Belluno? Interessati alla questione “passi” sono i comuni di confine, da Livinallongo, a Falcade, da Rocca Pietore a Cortina, per arrivare in Comelico.
Il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, sbotta: «Prima le caserme, poi le centrali idroelettriche, adesso le strade. Trento e Bolzano continuano a ricevere benefici dallo Stato. Ma le strade non sono limitate al loro territorio, passano da una Regione all’altra. Sarà bene il caso di parlarne tutti assieme».
Ci sono passi e passi, continua Grones. Quello di Campolongo, tra Arabba e Corvara, è usato moltissimo dai lavoratori che si spostano verso la Val Badia, dal transito di merci che arrivano dal Bellunese e vanno verso l’Alto Adige (e anche al contrario, ovviamente).
«Da Roma non arriva mai nulla di buono. E noi qui non abbiamo neppure i soldi per asfaltare le strade».
Ma come è il traffico, d’estate, su questi passi? «Di traffico ce n’è ovviamente, ma non ci sono certo delle code tali da doverlo regolamentare in questo modo». Cioè di limitarlo o addirittura di bloccarlo.
Anche le lamentele relative alle moto potrebbero rientrare se il Comune avesse a disposizione più personale. «A Livinallongo abbiamo un solo vigile. Come posso fare a regolare il traffico delle moto? Mi servirebbero almeno tre vigili, anche per tutto il lavoro burocratico che sta alle spalle di un impegno di questo genere. Basterebbe la presenza sul Falzarego di una pattuglia, sarebbe un ottimo deterrente contro le corse in moto o gli eccessi degli automobilisti. Ma questo non si può fare».
E dunque cosa fare con i vicini trentini e altoatesini che stanno per essere beneficiati di nuovo nella loro autonomia? «Bisogna copiare dai buoni esempi, come il Dolomiti Superski. Mettersi assieme per prendere decisioni che riguardano tutto il territorio: il turista non bada ai confini, sia quando va sugli sci e fa il Sellaronda sia quando va in auto o con altri mezzi a vedere le Dolomiti. Trento e Bolzano non possono prendere decisioni di tale portata sulla viabilità, senza tenere conto dei vicini: e penso a noi bellunesi, ma anche ai veronesi o ai lombardi per la Gardesana. Prendiamo esempio da chi ha fatto funzionare il carosello del Superski, mettendo assieme Trento, Bolzano e Belluno».
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