Sinteco guida la filiera dell’automazione
Inaugurata la sede dedicata allo sviluppo del Medtech: «Il sogno? Un distretto bellunese, collaboriamo già con 60 aziende»
LONGARONE. «La nostra rotta per il futuro è chiara: continuare a crescere». Tommaso Tarozzi, l’amministratore delegato del Gruppo Bucci Industries, un colosso che punta a fine anno a un fatturato di 165 milioni di euro (45 quelli apportati dalla Sinteco), ha una strategia chiara, fondata sulla valorizzazione delle eccellenze e della rete di filiera. Perché Sinteco, questo è certo, si propone come un volano per alimentare un tessuto economico produttivo, che va ben al di là del suo stabilimento, che pure ieri è raddoppiato di volume.
Era presente tutto lo stato maggiore del Gruppo Bucci ieri a Longarone: la proprietà rappresentata dal presidente Massimo Bucci e dal fratello Stefano, l’ad Tommaso Tarozzi, il marketing manager Antonio Cibotti, a manifestare soddisfazione per questa acquisizione avvenuta nel 2003, a ricordare il fondatore Ernesto Vecellio, a ringraziare Stefano Giacomelli, direttore generale di Sinteco, e i suoi 180 uomini per i risultati raggiunti. E anche per inaugurare una nuova sede, attigua a quella storica, dedicata allo sviluppo della divisione Medtech.
La Sinteco opera con successo da anni nei settori dell’automotive, della meccanica di precisione, della cosmesi e del medicale. E con l’ingresso nel gruppo Bucci ha ampliato non solo la gamma delle attività, ma anche il raggio d’azione a livello mondiale. «Oggi per noi», spiega Stefano Giacomelli, «automotive vuol dire soprattutto sensoristica di gestione, per quanto riguarda ad esempio il controllo delle emissioni, e le varie calibrature di una vettura; e la divisione Medtech, che oggi possiamo ospitare in spazi ben più ampi (per complessivi 8 mila mq. a Longarone
ndr
), si occupa della creazione di tutte quelle macchine automatizzate che producono contenitori, sia per la cosmesi sia per la farmaceutica, e per la dosatura ad esempio delle medicine all’interno dei presidi ospedalieri. Insomma, interveniamo automatizzando quelle attività di cura che stanno fra la sala operatoria e il reparto di terapia intensiva. Un’altra delle realizzazioni riguarda il dosaggio dell’insulina».
Macchine che non vanno, però, a sostituire le persone nei processi lavorativi. «Riteniamo», dice Tarozzi, «che i sistemi di robotica, come quelli che costruiamo noi sulla base delle esigenze del cliente, non tolgano lavoro all’uomo, ma anzi contribuiscano a liberare le persone da lavori banali e ripetitivi. E siamo convinti che Sinteco debba andare sempre alla ricerca di nuovo personale qualificato in grado di progettare non solo le macchine, ma anche il lavoro del futuro. Ci sarà insomma sempre più occupazione di quella sostituita oggi dai robot».
Intanto Sinteco ha raddoppiato il personale da dieci anni a questa parte e la ricerca continua. «Cerchiamo professionalità, vogliamo aumentare la nostra potenza di fuoco per competere sempre più a livello internazionale».
E veniamo alla filiera. L’idea è quella di fare di Sinteco il motore di una sorta di distretto bellunese dell’automazione. «Già adesso collaboriamo con oltre 60 aziende nel settore», spiega Giacomelli, «ma più che di collaborazione preferisco parlare di co-engineering, nel senso che studiamo e realizziamo insieme le nostre nuove macchine». «Noi siamo un esempio in questo senso», riprende Deni De Cesero, titolare della DecaDesign di Belluno, 16 addetti, «e collaborare con Sinteco non è solo motivo di orgoglio, ma anche di emozione». De Cesero, infatti, fa parte del primo nucleo di addetti che Ernesto Vecellio aveva coinvolto nella Sinteco quando ancora la sede era a Soverzene, nel 1988. Oggi con la sua DecaDesign si occupa di progettare automazioni nel settore oil&gas, dando vita anche a robot in grado di posare tubi negli abissi marini. «Creiamo macchine speciali e il rapporto con Sinteco per noi è un passaggio strutturale, non certo episodico».
Un legame affettivo con Sinteco è anche quello dell’onorevole Federico D’Incà. «Ho lavorato qui nell’estate del 1994 e poi nel 2001 e 2002. Sinteco la vedo come un cuore pulsante per tutta l’area e dobbiamo auspicare che da questa fucina un giorno possano nascere nuove start up e nuovi imprenditori. Perché Sinteco ha anche il grande merito di permettere a tanti giovani di mettere a disposizione del nostro territorio le loro notevoli competenze».
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