Sit-in sulla Marmolada: «Basta impianti, riparliamo di tutto»

Ambientalisti sulla Marmolada per chiedere un approccio diverso nei confronti della Regina: «Ci sono tante opzioni»

ROCCA PIETORE. Una splendida giornata di sole ha accolto sul ghiacciaio della Marmolada un centinaio di ambientalisti che, sci o pelli ai piedi, hanno protestato contro il rischio di nuovi impianti. «Azzeriamo tutti i progetti in corso, mettiamoci intorno ad un tavolo e con l’approccio della Fondazione Dolomiti Unesco decidiamo che cosa fare e che cosa no» è la proposta avanzata da Luigi Casanova di Mountain Wilderness durante uno dei sit-in.

Questo è stato svolto al centro del ghiacciaio, dove si materializzerebbe l’incrocio tra l’impianto di Pian dei Fiacconi e quello proposto da Canazei per Punta Rocca. Un luogo simbolo, dunque, dello sviluppo impiantistico del futuro che il mondo dell’ambientalismo non vuole.

Gli striscioni "Marmolada libera" con le tende per il bivacco notturno hanno comunque raggiunto anche le due cime più alte, Punta Penia e Punta Rocca. Sulle due quote hanno trascorso la notte, temperature ben sotto lo zero, gli scialpinisti più attrezzati, da Giancarlo Gazzola a Franco Tessadri che, insieme ad altri amici, hanno fatto sapere che lassù ci torneranno e non resteranno solo per una notte se si concretizzerà la minaccia del collegamento con Fedaia.

Il grosso dei manifestanti si è fermato a metà ghiacciaio con Casanova vche ha fatto il punto della situazione. «Guardatevi intorno, il ghiacciaio è libero, salvo, da una parte, la storica funivia Vascellari, dall’altra la cestovia da Fedaia a Pian dei Fiacconi. L’unico intervento oggi fattibile è quello di rinnovo della cestovia, nell'attesa che si chiarisca la vicenda giudiziaria della direttrice Sass del Mul Serauta. Altro non possiamo permetterlo, proprio per salvaguardare i presupposti dell’Unesco, che tutela anche questa montagna».

Ma Mountain Wilderness e gli altri ambientalisti non vogliono ingessare lo sviluppo, la valorizzazione del gruppo. «Ci sono tante opzioni. Riponiamole nel cassetto. Invitiamo la Regione Veneto, la Provincia di Trento, i sindaci, gli operatori turistici, la Fondazione, gli ambientalisti, il Cai, le altre forze, a sedersi intorno ad un tavolo e a verificare come rilanciare il piano di valorizzazione del ghiacciaio».

Per la Marmolada, come per altre situazioni a rischio - spiega Gazzola - ci siamo ripromessi di dire tanti sì, anziché dei no. «Sì, ad esempio, alla messa in sicurezza della strada di passo Fedaia». I Comuni dell’Agordino hanno già stanziato 5 milioni, ma ne aspettano 7 da Trento. E poi la pulizia del ghiacciaio, liberandolo dai cippi e impalcature di vecchi impianti.

«Anche se qualche operatore non ci vede di buon occhio, proponiamo incentivi affinché gli imprenditori locali del turismo - interviene ancora Casanova - possano recuperare, anche dal punto di vista energetico, i loro esercizi».

Gli ambientalisti hanno pure chiesto di definire e realizzare la ciclabile attorno al lago, attrattiva di caratura mondiale. Un’ulteriore urgenza è quella di mettere in rete i vari musei della guerra, da Passo san Pellegrino a Serauta fino a Fedaia e di rimodellare la rete sentieristica, anche investendo su precisi temi naturalistici. Infine un’ultima preoccupazione. «Ci attendiamo che gli amministratori della Fondazione Dolomiti Unesco da subito armonizzino su tutte le Dolomiti, la legislazione che nelle Province di Trento e Bolzano vieta l’eliturismo e l’eliski. Stiamo proponendo un passaggio normativo semplice ed efficace, un atto di buona volontà teso a riportare dignità e valore all'intero patrimonio delle Dolomiti, un patrimonio oggi riconosciuto come bene naturale da tutto il mondo».

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