Siti valanghivi post Vaia: tanti quelli ancora non in sicurezza

L’assessore Bottacin: «Rappresentano un pericolo concreto per 640 abitazioni. Lavoriano in fretta, ma non tutte le opere di difesa saranno pronte per l’inverno»

I postumi di Vaia continueranno a farsi sentire a lungo, ma una delle maggiori preoccupazioni rimane quella legata al rischio valanghe. La tempesta dell’autunno scorso, infatti, ha creati 130 nuovi siti valanghivi, 87 dei quali minacciano abitazioni o strade in 18 comuni bellunesi (e 3 vicentini). Lo scorso inverno fu impossibile mettere in sicurezza questi siti, ma anche per l’inverno che sta per arrivare i paravalanghe non potranno essere realizzati al completo.

La protezione civile della Regione, dunque, ha deciso di confermare il piano di allertamento messo in atto l’anno scorso nelle zone che rimarranno “indifese” e di aumentare il supporto ai Comuni e ai soggetti attuatori. La prevenzione, però, è quello che può fare la differenza. Di recente, infatti, la Regione ha dato il via libera all’acquisto di nuovi software e hardware a servizio di Arpav, oltre ad aver istituito un Comitato tecnico in materia di rischio valanghivo che affincherà Veneto Strade.

«La Regione Veneto è al top come previsioni meteo e per i bollettini valanghe», spiega l’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, «anche perché investiamo tantissimo ogni anno in strumentazioni all’avanguardia che permettano previsioni sempre più puntuali. Ricordo, ad esempio, il nuovo radar meteo sul monte Rite. Stiamo anche costruendo un modello che ci consenta di aumentare la precisione».

Tutto ciò, però, potrebbe non bastare: «I siti valanghivi creati da Vaia rappresentano un pericolo concreto per circa 640 abitazioni», entra nel concreto l’assessore, «e, per quanto in fretta si possa lavorare, sarà impossibile riuscire a realizzare tutti i paravalanghe necessari entro l’inverno, quindi riprenderemo il piano dello scorso inverno».

In sostanza, fino a un metro di neve non ci sono grandi preoccupazioni; anzi, gli alberi schiantati fungono da barriera. Oltre il metro, invece, si attiva il meccanismo di protezione civile a fase di allertamento: il giallo prevede due monitoraggi giornalieri da parte di Soccorso alpino o Carabinieri forestali, convenzionati con la Regione; arancione con controllo a vista continuo della probabile valanga e rosso, che corrisponde alla necessità di evacuare le case minacciate.

«Il rischio c’è e lo sappiamo», prosegue Bottacin, «ma per fare tutti i paravalanghe serve tempo e questo piano, fatto da Arpav e Protezione Civile e condiviso coi sindaci, è una buona alternativa per garantire la sicurezza delle persone. Abbiamo preso in considerazione tutto, ma speriamo di non dover mai arrivare all’evacuazione. Però non è una partita facile, è un lavoro complesso su terreni con fortissimi pendii e fronti ampi, inoltre ci sono rischi differenziati: alcune valanghe minacciano strade poco frequentate, altre (come a Rocca Pietore, ndr) incombono su decine di case. Cerchiamo di procedere per priorità, facendo tutto il possibile al più presto; ma all’arrivo della neve bisognerà fermarsi». —




 

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