Skilift fermi sul Padon: Arabba si fa avanti
ROCCA PIETORE. Difficilmente gli skilift Malga Ciapela-Padòn saranno riaperti in tempi brevi. C’è addirittura il rischio – a sentire gli ambienti di competenza della Regione - che la messa in sicurezza del versante di montagna, soprattutto dopo le abbondanti nevicate, richieda una progettazione complessa e, di conseguenza, un cronoprogramma di realizzazione che sarà altrettanto lungo.
Il Comune di Rocca Pietore si sta adoperando per accelerare le scadenze, ma i tecnici non sono affatto ottimisti. Ed ecco che riesplode la protesta degli operatori turistici, a partire dai maestri di sci, che si vedono costretti a rinunciare al campo scuola del posto per portare i bambini fino ad Alleghe.
«Non vedo perché gli impianti debbano rimanere chiusi – insiste Guido De Lazzer, direttore della scuola di sci Marmolada –mentre la pista può rimanere aperta, come pure la strada per Passo Fedaia. Se pericolo c’è, dovrebbe riguardare tutti. Evidentemente sotto ci deve essere qualcosa di poco chiaro. Anche perché non si capisce come mai sia stato autorizzato il rinnovo dell’impianto e con l’arrivo degli sciatori si sia deciso di chiudere».
È a questo punto che ai piedi della Marmolada si evocano altre prospettive. Ritorna in particolare l’ipotesi del collegamento tra Porta Vescovo e Passo Fedaia. «So che il momento è delicato e non vorrei interferire nelle preoccupazioni degli amici di Malga Ciapela e del Padòn. Ma – interviene Leandro Grones, sindaco di Livinallongo – mi permetto di suggerire una riflessione sull’opportunità di investire su un territorio a rischio e su un servizio che al massimo arriva a 240 mila passaggi l’anno, ed è quindi tale da non potersi reggere a lungo, mentre poco distante sarebbe possibile un’alternativa rassicurante, come quella del collegamento tra Porta Vescovo, Passo Fedaia e la Marmolada».
È un’ipotesi progettuale alla quale starebbe lavorando anche il sindaco di Canazei, Silvano Parmesani.
Di Canazei, tra l’altro, è la società Padòn che gestisce l’omonima impiantistica. «Indubbiamente – insiste su questo tasto Diego Bassot del Bard – per questo territorio è necessaria una svolta radicale. Ci sono problemi da risolvere che ci portiamo dietro da anni e che non si possono affrontare soltanto con interventi di protezione dalle valanghe, che pure sono necessari».
Renzo Minella, presidente regionale degli impiantisti Anef, osserva con preoccupazione quanto sta accadendo sul Padòn. «Non è mia competenza entrare nel merito delle problematiche sulla sicurezza e sul rinnovo delle concessioni, posso assicurare che la nostra associazione presenterà delle proposte per una puntuale sburocratizzazione delle procedure e, soprattutto, per un’accelerazione dei tempi. Oggi, infatti, l’iter tecnico-burocratico è troppo complesso».
Gli albergatori della Val Pettorina, dal canto loro, non nascondono l’allarme piuttosto che la preoccupazione. «La situazione non potrebbe essere più critica. Sento che in valle – fa sapere Maurizio De Cassan – ci sono minacce di disdette o di non conferme per il futuro. Chi deve decidere si metta una mano sulla coscienza».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi