Slackline in montagna: «È rischiosa, va vietata»
BELLUNO. L’allarme lo aveva lanciato chi ha fatto del soccorso in montagna una missione, oltre che un lavoro. La slackline tesa nei giorni di Natale fra la Gusela e la Schiara aveva preoccupato e indispettito alcuni elicotteristi e membri del Soccorso alpino, che si trovano quotidianamente a fare i conti con il rischio di volare a ridosso delle pareti montuose per andare a soccorrere escursionisti e alpinisti in difficoltà. Quell’episodio continua a far discutere.
I ragazzi che avevano montato la fune non avevano richiesto l’autorizzazione all’Ente nazionale per l’aviazione civile e la pericolosità della loro impresa era stata evidenziata da molti. Enac, prima di tutto, ma anche dal Soccorso alpino, l’Usl, il Parco nazionale Dolomiti bellunesi, che aveva anche segnalato la vicenda alla Forestale, organo deputato alla vigilanza nel territorio protetto.
Ora è la Regione a muoversi. In particolare l’assessore alla sanità Luca Coletto, che pensa agli interventi di soccorso in montagna e si augura che la pratica di questa disciplina, che consiste nel camminare su una fune elastica tesa fra due sostegni, venga vietata.
«Gli equipaggi degli elicotteri di soccorso affrontano già abbastanza rischi. Ci manca solo che possano incappare su una fune tirata tra una cima e l’altra da chi, per una malintesa sfida alla vita, mette a repentaglio la propria e quella dei soccorritori. Chiedo alle autorità competenti di valutare la possibilità di vietare e sanzionare la pratica dello slacklining o highlines che dir si voglia», dice Coletto.
«Non c’è motivazione al mondo che giustifichi questa follia», aggiunge l’assessore alla sanità, «alla quale si legano rischi altissimi. Gli impavidi praticanti sappiano che loro e la loro fune sono praticamente invisibili ad un elicottero in volo e che anche un minimo contatto avrebbe conseguenze tragiche sia per chi sta sulla fune, sia per l’equipaggio dell’elicottero ad altissimo rischio di caduta. Gli uomini e le donne» che effettuano operazioni di soccorso in montagna, dai medici agli infermieri fino agli operatori del Soccorso alpino, «hanno già dato un pesante contributo di vite spezzate nel tentativo di aiutare chi si trova in difficoltà. Rischiare la vita per un bullo che sogna di volare non è proprio il caso».
«Mi auguro», conclude Coletto, «che le autorità preposte prendano in seria considerazione l’emanazione di un divieto formale a questa pratica assurda e pericolosa, a maggior ragione in questo periodo di poca neve che spinge i turisti a fare escursioni in montagna, con un aumento delle richieste di soccorso svolte anche con l’ausilio degli elicotteri».
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