Slackline in quota, allarme sicurezza
BELLUNO. L’adrenalina, la libertà, quel senso di sfida spinto all’estremo. Gli appassionati della slackline, la camminata su una fettuccia elastica tesa fra due supporti (di solito due alberi) si sono evoluti. Camminano a duemila metri, fra le più belle vette delle Dolomiti. Lo hanno fatto anche durante le feste di Natale. Una slackline è stata montata fra la Gusela del Vescovà e la Schiara, un’altra sulla parete dei falchi, a Soverzene. E in un attimo l’impresa si è trasformata in polemica.
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«Nessuno ha segnalato la presenza di quella fettuccia, che rappresenta un ostacolo al volo. Forse non ci si rende conto di quello che si rischia», sbotta Fabio “Rufus” Bristot. Che un po’ di esperienza ce l’ha. Da delegato provinciale del Soccorso alpino ha visto cadere Falco, l’elicottero del soccorso, dopo aver urtato i cavi di una linea elettrica di media tensione a Rio Gere. Ha perso quattro amici. Ed è a loro che pensa, ma anche a tutti gli operatori che quotidianamente volano sulle Dolomiti per aiutare escursionisti in difficoltà, alpinisti incrodati, feriti.
«Stavolta vado dai carabinieri a fare denuncia, non è possibile che si vada avanti così», continua. Il dibattito ha animato i social network a partire dalla giornata di Natale. Le fotografie dei ragazzi che camminano sull’elastico girano da ieri su numerosi gruppi.
«Vent’anni fa, quando ero nel consiglio dell’Alpina calcio, ricevetti un avviso di garanzia insieme ad altri consiglieri, perché gli spogliatoi appena costruiti erano stati considerati una minaccia per la sicurezza aerea», continua Bristot. Il campo dell’Alpina è vicino all’aeroporto Arturo Dell’Oro, e un edificio di tre metri allora venne considerato troppo pericoloso. «Cosa vogliamo dire di un nastro teso fra due montagne?», continua Bristot. «Quando si monta una cosa del genere bisogna fare una segnalazione all’Enac, o alla base Hems più vicina, per lo meno. Gli operatori del soccorso devono essere informati».
Non basta fare quello che i ragazzi protagonisti dell’impresa dicono (su facebook) di aver fatto: un messaggio ad un amico che fa parte del Soccorso alpino. «Noi non siamo nessuno, Enac e 118 sì. Loro sono i soggetti titolari a sanzionare, perché effettuano il servizio di elisoccorso di cui il Soccorso alpino fa parte», ribatte Bristot. «Questi ragazzi non hanno capito cosa significa sicurezza. Quando si è in volo gli ostacoli non si vedono, devono essere annunciati». Bristot non pensa solo agli operatori, ma anche alle persone che potrebbero trovarsi a bordo dell’elicottero, ferite.
Il Soccorso alpino negli ultimi tempi ha incontrato i gruppi di giovani che praticano la slackline: «Li abbiamo sensibilizzati sull’importanza di comunicare quando installano delle slackline in montagna», spiega il delegato provinciale Alex Barattin. «Quest’estate abbiamo avuto diversi problemi sulle Tre Cime. C’è un iter autorizzativo da seguire quando si mette un ostacolo al volo. Pensiamo al fatto che quella fettuccia da un velivolo risulta non visibile. Lo è per gli elicotteri del soccorso, ma anche per chi fa parapendio, deltaplano, per le attività di anticendio boschivo. Non siamo contrari a chi pratica slackline, ma è necessario pensare alla sicurezza. Di tutti».
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