Smaltite 8.400 visite su 9.500 arretrate. Ma si accumulano nuove richieste
BELLUNO. Per oltre due anni i ricoveri per interventi e visite specialistiche sono andati a rilento, a volte si sono addirittura interrotti, come durante la prima ondata di marzo – maggio 2020 e poi sono stati ripresi a seconda dell’andamento del Covid.
Ora che l’epidemia fa un po’ meno paura, la sanità bellunese sta cercando di sanare il ritardo e di smaltire l’arretrato. A gennaio c’erano fermi ancora duemila ricoveri programmati per interventi. A fine aprile di questi era stato recuperato il 25 per cento. Per quanto riguarda i piccoli interventi ambulatoriali ne sono stati recuperati circa mille.
Sono alcuni dei dati che ha illustrato il direttore generale della Ulss 1 Maria Grazia Carraro, al pari dei colleghi delle altre aziende sanitarie del Veneto che ieri hanno fatto il punto della situazione. «Va comunque ribadito che anche durante i momenti più difficili, la sanità bellunese ha sempre saputo rispondere alle urgenze oltre che alle emergenze, che non si sono mai interrotte. Ora siamo impegnati a recuperare il lavoro programmato», ha spiegato la direttrice generale. Per quanto riguarda le visite ambulatoriali, le prestazioni da smaltire a inizio anno erano 9500, in questi cinque mesi sono state recuperate 8400 visite. Quasi tutto? Non proprio, aggiunge Carraro, perché in questi mesi si sono accumulate molte nuove richieste.
Infatti per due anni i bellunesi si sono tenuti alla larga dagli ospedali, sia per il blocco delle prenotazioni ma anche per un atteggiamento di prudenza o peggio di paura. A tutto questo lavoro da fare, si aggiunge il disagio per la mancanza di personale, soprattutto medici specialisti in alcune aree nodali dell’ospedale, come l’oculistica, la radiologia, la dermatologia e una parte della cardiologia. Fanno fatica anche i settori della neurologia e della pneumologia.
«Stiamo cercando specialisti in ogni modo possibile. Ma dall’ultimo anno di riferimento che per noi è il 2019 ci sono 49 medici specialisti in meno. E sono davvero tanti per la nostra realtà». A questo dato si aggiunge il numero di sanitari che sono ancora sospesi perché non hanno adempiuto all’obbligo della vaccinazione. Sono 34 in tutto, tra questi ci sono anche due medici. «Secondo la normativa attuale», ha spiegato la direttrice sanitaria della Ulss Maria Caterina De Marco, «sono gli Ordini professionali a occuparsi dei loro associati. Chi non si è vaccinato rimane sospeso fino al 31 dicembre. Se contrae il Covid, dopo essere guarito l’Ordine lo reintegra al proprio posto di lavoro».
In una situazione di scarsità di personale, anche solo due medici che mancano all’appello perché non si sono vaccinati, fanno la differenza sul servizio che viene reso agli utenti. In alcuni settori, come nella Radiologia, un apporto importante lo danno i privati in convenzione: «A causa della carenza di specialisti, abbiamo cercato l’accordo con i privati, che sono convenzionati con il servizio sanitario nazionale, quindi per i pazienti è come se facessero l’esame in ospedale».
Sul fronte del personale della Radiologia, a luglio arriverà il nuovo primario per la cui nomina si sta completando l’iter. La Ulss tiene sotto controllo anche gli accessi al pronto soccorso, in un periodo in cui la carenza di medici di base o i loro cambi continui potrebbe indirizzare i pazienti più verso l’ospedale che verso gli ambulatori. «Non abbiamo riscontri di un maggior numero di codici bianchi e verdi rispetto al passato pre Covid», spiega ancora Carraro. «La rete dei medici di base è sempre stata collaborativa. Anche loro sono provati da due anni di pandemia, in particolare chi lavora da solo e ha dovuto rispondere all’enorme richiesta di tamponi o di vaccini oltre al lavoro normale».
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