Soccorso alpino, ora le risorse sono certe

Il presidente regionale Selenati: «La nuova legge regionale aiuta, ma servono più fondi per equipaggiamenti e ponti radio»

BELLUNO. Il ruolo svolto dal Soccorso Alpino è fondamentale, il suo operato è parte integrante della materia sanitaria e si affianca, come nessun altro, a quello portato avanti dal Suem 118.

A sancirlo, stavolta in modo molto più chiaro e completo rispetto al passato, è la nuova legge regionale (recentemente approvata all’unanimità) che va a rivisitare, modificare e completare la 33 del 2007. Ma le integrazioni non riguardano solo il ruolo svolto dal Soccorso alpino. In primo piano c’è anche la questione risorse. «La novità sta nella parte della norma finanziaria relativa alle spese in conto capitale», spiega Fabio “Rufus” Bristot, delegato provinciale del Cnsas Dolomiti bellunese, «in cui sono stati messi i 250 mila euro che erano stati annunciati nel 2007, ma che non erano poi arrivati».

In realtà il Soccorso Alpino, in sede di modifica della legge, ne aveva chiesti 480 mila. «Il fatto che siano stati confermati i 250 mila euro, di questi tempi, è già un bene», commenta il presidente regionale Rodolfo Selenati. «Le risorse chieste in più servirebbero a molteplici scopi: abbiamo un parco macchine targato 2002, andrebbero ampliati e migliorati i punti radio, che necessitano di manutenzione Costi che mi auguro la prossima legislatura regionale rifinanzi».

Costi che includono anche la sostituzione dei “dpi”, dispositivi di protezione individuale necessari per la sicurezza dei volontari del Soccorso alpino. «Una dotazione media costa tra i 900 e i 1.200 euro», precisa Alex Barattin, vice delegato Cnsas bellunese. «Oggi le risorse regionali coprono il 30%, il restante è a carico di ciascun volontario. Il materiale “salva vita” deve essere al top e va sostituito».

Nella norma finanziaria della nuova legge è inserita anche la parte relativa alle spese in conto esercizio. In questo caso le risorse stanziate sono 650 mila. «Cento in meno rispetto a quelle richieste», prosegue Selenati, «e che avevamo preventivato per tutto ciò che riguarda le spese assicurative».

Ai 250 e ai 650 mila euro, in totale 900 mila euro, si aggiungono i 200 mila «approvati, inaspettatamente, nell’emendamento alla finanziaria e che serviranno per l’acquisto della nuova sede del Soccorso alpino», evidenzia Matteo Toscani, vice presidente del consiglio regionale del Veneto. «Le risorse complessive sono quelle che siamo riusciti a reperire in un periodo di tagli. Eventuali stanziamenti in più dipenderanno anche dalle capacità di negoziazione. Intanto la nuova legge, che ha avuto un iter parecchio complesso, riconosce nel dettaglio il ruolo basilare del Soccorso alpino a presidio della comunità locale».

Aspetti sostanziali sono sanciti nell’articolo 1, «con cui la Regione ci riconosce non solo il ruolo di soccorso, ma anche di prevenzione e vigilanza», afferma Bristot, «recependo inoltre la legge 383 per le associazioni di promozione sociale. Riconosciuti, poi, gli aspetti formativi e le scuole regionali di Soccorso alpino, il cui passaggio successivo vedrà diventare il Cnsas ente di formazione: lo siamo a livello nazionale, ma non ancora a livello regionale».

Nella legge, oltre che del finanziamento complessivo, si parla anche delle convenzioni con le sedi di elisoccorso Sar (Usl 1 di Belluno, Usl 9 di Treviso e Usl 20 di Verona), «che portano complessivamente a un gettito di 587 mila euro», continua Bristot. «L’articolo 2, che riconosce queste convenzioni, farà strada a quelle Regioni che hanno una normativa ferma agli anni Ottanta».

Martina Reolon

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