Soccorso notturno, paga l’escursionista

Un 37enne russo recuperato alle 4.30 sul Piz Boè, aveva percorso la ferrata Piazzetta al contrario: conto da 5mila euro
Di Marco Ceci

ARABBA. Disavventura o bravata, la sostanza non cambia. Almeno per il suo portafogli che, euro più euro meno, è destinato ad alleggerirsi di circa 5000 euro.

Costerà cara la passione per la montagna (e l’avventura) a un escursionista russo, il 37enne R.L. di San Pietroburgo, tratto in salvo ieri, dopo aver trovato rifugio su una piccola “terrazza” naturale che sporge sull’impressionante muro di una cinquantina di metri del tratto iniziale della ferrata Piazzetta, la via che conduce al Piz Boè (con i suoi 3152 metri la vetta più alta del Gruppo del Sella, posizionato ai confini tra Belluno, Trento e Bolzano).

Niente di anomalo, considerando il grado di difficoltà del percorso, se non fosse che il recupero, che ha visto impegnati l’elicottero dell’Aiut Alpin di Bolzano e una squadra del Soccorso alpino di Livinallongo, è stato effettuato circa alle 4.30 del mattino e che l’uomo, fradicio e visibilmente infreddolito nonostante un abbigliamento tecnico adeguato, aveva percorso praticamente l’intera ferrata (quasi 600 metri di dislivello) al contrario.

Recuperato dall’elicottero e trasportato, illeso, fino al parcheggio del passo Pordoi, dove aveva parcheggiato la sua vettura, il 40enne russo dovrà ora farsi carico, come da normativa, dell’intero costo dell’intervento. Quantificando, considerando il tariffario dell’elicottero dell’Aiut Alpin (per i cittadini stranieri 100 euro al minuto, che l’intervento sia “giustificato” o meno), qualcosa come 4.500 euro (l’elisoccorso è stato in volo circa tre quarti d’ora tra ricerche e soccorso effettivo). A questi si aggiungerà la fattura dell’Usl di Belluno: circa 500 euro, visti i 200 euro fissi per la chiamata e i 50 euro all’ora per l’impiego di una squadra del Soccorso Alpino.

«Considerando le ore che era rimasto all’aperto e le condizioni meteo della notte, con pioggia, grandine e neve», esordisce Marino Zorz, caposquadra del Soccorso alpino di Livinallongo, «è un miracolo che lo abbiamo trovato vivo. Il rischio di ipotermia, visto che la temperatura era scesa sotto lo zero, era elevatissimo».

Le operazioni sono scattate poco prima delle 4 del mattino, quando l’escursionista russo aveva lanciato l’allarme con il proprio telefono cellulare, fornendo, però, come unica indicazione quella di essere allacciato a un cavo metallico per l’aggancio. «Il problema è che nella zona del Boè, intorno al Piz Boè», prosegue Zorz, «ci sono una ferrata e tre sentieri attrezzati, tutti con cavi di aggancio. Poi ha riferito di essere sul lato est del Boè, ma questa indicazione, errata, ci ha portato fuori rotta. L’escursionista è riuscito comunque a comunicarci le coordinate del suo Gps e finalmente l’elicottero lo ha individuato, trovandolo, non senza difficoltà, visto che era buio e lui era completamente vestito di nero, sul muro iniziale della ferrata Piazzetta, bloccato su una sporgenza, a circa 2600 metri. Solo a quel punto abbiamo saputo che era partito alle 16 dal rifugio Capanna di Fassa, in cima al Piz Boè, per un giro panoramico. Non sappiamo ancora come, ma ha imboccato la ferrata al contrario. Resta ancora inspiegabile, perchè abbia chiesto aiuto solo alle 4 del mattino, ovvero 12 ore dopo aver lasciato il rifugio».

Un recupero analogo era stato effettuato il 27 agosto scorso, quando ad essere tratto in salvo fu un 33enne tedesco. Anche in quel caso l’escursionista aveva imboccato la ferrata Piazzetta al contrario.

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