Solidarietà per rialzarsi: la lezione del Vajont ai tempi della pandemia

Al cimitero delle vittime il sindaco di Longarone esorta all’unità: «Usiamoal meglio i fondi del Pnrr per tutelare il nostro paesaggio» 
Enrico de Col

LONGARONE. Superare la pandemia attraverso la solidarietà e una nuova etica, come le popolazioni colpite dal Vajont rialzarono la testa dopo la tragedia costata 1.910 vite. È l’esortazione lanciata nella cerimonia civile e religiosa per il 58° anniversario del disastro, tenutasi al cimitero di Fortogna.

«Il nostro Paese sta adoperandosi per uscire dal “male coronavirus”», ha detto il sindaco Roberto Padrin, «che ha colpito moltissime persone mettendo a dura prova le nostre certezze e la nostra libertà, portando alla luce le debolezze di una società che ora, con forte senso di responsabilità, sta dando fondo a tutte le proprie forze per sconfiggere questo terribile ed invisibile avversario. Ci stiamo intanto lasciando alle spalle un altro anno di difficoltà per il cui sollievo non possiamo che ringraziare tutto il personale sanitario che si è occupato di noi fino allo stremo delle forze e poi aiutandoci ad uscirne attraverso la vaccinazione, che in taluni casi ha però acuito il conflitto sociale tra i favorevoli e i contrari. Forme di rabbia, queste, certamente da non sottovalutare».

«Per analogia», ha continuato Padrin, «mi piace evidenziare e ricordare che le nostre popolazioni, nel Vajont, hanno saputo rialzare la testa e ricostruire, forti di uno spirito unitario condiviso. In altre situazioni anche l’Italia è riuscita a superare momenti pure peggiori, ma per fortuna non si respirava, allora, l’aria della disobbedienza e dell’intolleranza, tanta era la volontà di sopravvivere e di andare avanti con grande determinazione. Ricordiamoci che i nostri nonni, che recentemente hanno tanto sofferto chiusi nelle case di riposo senza toccare i loro cari, pur non disponendo delle opportunità offerte dal mondo moderno hanno messo in campo grinta e resistenza».

«Dobbiamo utilizzare al meglio i fondi del Pnrr per tutelare il nostro paesaggio», ha detto quindi Padrin richiamando alla sostenibilità ambientale: «Solo così potremmo dire che la lezione del Vajont sarà servita».

«Stiamo vincendo la pandemia grazie alla scienza e alla responsabilità», ha detto il ministro Federico D’Incà. «I nostri valori devono essere la transizione ecologica e l’etica sociale e prima di tutto ce lo ricorda la lezione del Vajont. Dobbiamo mantenere accesa la fiamma delle memoria anche ricordando figure come il giudice istruttore del processo Vajont Mario Fabbri a cui abbiamo dedicato una scalinata pochi giorni fa a Longarone. Fabbri è un esempio da seguire nel suo impegno di ricerca della verità e sete di giustizia in una morale meticolosa».

«Ci inchiniamo di fronte al silenzio del nostri morti», ha detto il vescovo Renato Marangoni durante l’omelia, «tanti giusti e retti di cuore che ora giacciono in terra. L’umanità cerca luce e gioia, nel superare il Vajont con la sua tremenda frattura e anche nel superare la pandemia di questi ultimi mesi. Dobbiamo vincere le logiche mafiose, la barbarie e la subdola indifferenza diventando tutti più umani e più capaci di fiducia. Come dice san Francesco dobbiamo essere “fratelli tutti, sorelle tutte”».

Citato nel discorso del sindaco, era presente anche il soccorritore Massimo Bernardini, arrivato da Roma.

«Nel 1963 avevo 24 anni», racconta, «ed ero in servizio a Padova nella motorizzazione militare. Ci chiamarono quella notte perché si diceva che “era crollata la diga”. Arrivammo alle 3 di notte e ci siamo occupati di aiutare nella logistica i vigili del fuoco francesi, chiamati perché erano gli unici specialisti ad avere all’epoca dei sonar per captare il battito del cuore dei sopravvissuti sotto il fango. Dopo qualche giorno di drammatico lavoro, ricordo che abbiamo salvato una ragazza di 9 anni». —




 

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