Solidarietà per Vladimir in fuga dalla guerra
L’ucraino che lavora come calzolaio a Lentiai rischia di dover tornare in patria per essere arruolato. Emiliano Fontana ha avviato una iniziativa per aiutarlo
LENTIAI. Sono passati tanti decenni dalla fine della seconda guerra mondiale e la paura di essere chiamati alle armi è una sensazione che le nuove generazioni possono percepire solo dal racconto dei nonni.
Ma nel 2017 se sei un giovane uomo ucraino questa possibilità è una condizione che può concretizzarsi da un giorno all’altro. L’incertezza e la paura fanno parte dello stato d’animo di Vladimir, un ragazzo quarantenne che da un paio di anni è giunto in Italia, precisamente a Belluno, dove risiede tutta la sua famiglia e dove ha trovato lavoro presso il calzolaio Emiliano di Lentiai.
A causa della scadenza della sua richiesta d’asilo ora rischia seriamente di essere rimandato in Ucraina dove sarà costretto ad arruolarsi: ecco perché il commerciante lentiaiese ha messo in piedi una gara di solidarietà per raccogliere fondi per pagargli un avvocato, competente in materia di immigrazione, che aiuti il suo dipendente a poter rimanere in Italia.
Vladimiro, come viene chiamato dai conoscenti locali, ha alle spalle una storia dura: originario di Leopoli, a 100 chilometri dal confine polacco, era l’ultimo componente della sua famiglia ad essere rimasto in terra ucraina; infatti mamma, papà, fratello e sorella sono da 17 anni residenti nella nostra provincia. Ha sempre praticato la mansione di calzolaio realizzando prodotti di elevato pregio, ma la qualità del suo lavoro non veniva ben pagata e per guadagnarsi da vivere doveva andare verso la capitale Kiev.
Nel corso del servizio militare obbligatorio, praticato tra i 18 e 20 anni, ha fatto parte di un battaglione composto da 200 uomini che operavano nell’area tra Donezk, Donbas e la Crimea. «La situazione era migliore di adesso, ma già si percepiva un clima da guerra fredda», racconta Vladimiro, «sono rimasto in Ucraina fino a quando non è scoppiata la crisi con la Russia e mi si sono presentati a casa i militari con la lettera di ritorno alle armi».
«Lui non voleva lasciare il suo paese», afferma Emiliano Fontana, «ma ricevuta la lettera è partito per l’Italia in 24 ore, raggiungendo Bergamo e senza sapere una parola della nostra lingua a chiesto sempre di Belluno ed in qualche modo è riuscito ad arrivarci e a riconciliarsi con la sua famiglia. Quando mi è aumentato il lavoro ho deciso di assumerlo ed è stata una delle migliori scelte lavorative che io abbia mai fatto. È una persona straordinaria e nel suo lavoro è una vera e propria eccellenza, il successo della mia nuova scarpa in jeans, la Bell1, è riconducibile a lui. Con lui lo standard dei miei prodotti è salito di qualità e lo confermano anche i clienti. È scappato dall’Ucraina con una richiesta di asilo politico che ora è in scadenza. Per la commissione italiana lui può rimanere qui in quanto a residenza e lavoro, ma per quella europea questa non basta perché sono tante le domande di asilo in seguito ai continui sbarchi e la loro concessione si è di molto ridotta», afferma Fontana.
«È necessario affrontare un processo per ottenere il rilascio di questo permesso e la mia iniziativa di raccogliere fondi con la vendita di pizze fatte da me in negozio è finalizzata per pagare la parcella di un avvocato veneziano specializzato in queste cause che si aggira sui 1000 euro. Non è la prima volta che aiuto famiglie in difficoltà e trovo più che giusto sostenere la causa di Vladimiro che merita di rimanere qui con la sua famiglia, in primis la compagna ed il figlio».
«Non voglio tornare nell’esercito per affrontare una battaglia che viene dipinta come antiterroristica ed in realtà è fomentata dalla Russia che rifornisce di armi gli ucraini filo-russi contro gli altri ucraini. Non c’è alcun interesse nazionale in questa guerra voluta solo per interessi geo-politici di altri, non sicuramente dal mio popolo. Voglio rimanere in Italia e guadagnarmi da vivere in modo onesto e rispettando le regole. Ringrazio Emiliano che sta facendo di tutto per aiutarmi ad affrontare questo ostacolo burocratico», conclude Vladimiro.
Il conto corrente per coloro che volessero fare una donazione è il seguente: IT 39 U 08279 61110 000030125939 con causale “Vladimiro”.
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