Sono 72 gli indagati per la festa illegale a Farra

Il rave fu organizzato occupando abusivamente un terreno di Enel produzione. Un triestino assolto con rito abbreviato, le difese contano su questo precedente
FOTO PER ROBY - Oggi a S. Servolo il megaraduno musicale
FOTO PER ROBY - Oggi a S. Servolo il megaraduno musicale

FARRA D’ALPAGO. Rave party a Farra d’Alpago. Sono sotto processo in 72 per quella festa illegale del giorno di Santo Stefano di poco più di tre anni fa. Molti giovanissimi, ma nel listone compilato dal pubblico ministero Francesco Saverio Pavone e consegnato al giudice Antonella Coniglio del Tribunale di Belluno c’è anche qualche appassionato più stagionato: uno degli indagati sarebbe del 1979 e al prossimo compleanno ne spegnerà 35 di candeline. I primi tre convocati sono Marco Campana, Luca Svalduz e il croato Nemanja Durdevic e i loro difensori sono gli avvocati Massimiliano Paniz, Zambon e Conte.

I legali puntano all’assoluzione, sulla base del fatto che un triestino trapiantato a Sevegliano del Friuli di nome Massimo Di Maio aveva scelto il rito abbreviato ed è stato assolto lo scorso 29 ottobre. Se non ha più problemi lui, ci devono essere delle possibilità anche per gli altri.

Non è una festa privata, con tanto di biglietti d’invito. Il tam tam parte su internet e il luogo viene pubblicizzato solo pochi minuti prima dell’evento. Si balla per ore, a ritmi pazzeschi e nessuno è autorizzato a stancarsi, prima che arrivi l’alba. Spesso non si sa chi organizza, di sicuro quasi nessuno si preoccupa di chiedere autorizzazioni o di far timbrare dal Comune eventuali manifestini.

Quel mattino le casse di quello che i più competenti chiamano sound system avevano cominciato ad amplificare suoni sintetici e martellanti. Qualcuno stava provando il volume, dopo aver occupato abusivamente un terreno di proprietà di Enel produzione. Qualche farrese, che aveva fatto tardi la notte di Natale si era affacciato alla finestra e, una volta capito cosa stava succedendo, aveva chiamato i carabinieri. Che erano arrivati il prima possibile, ma nel frattempo uno degli organizzatori della festa era riuscito a rimettere tutto in macchina. I militari avevano comunque riconosciuto tutti i presenti. Qualcuno ha preferito pagare i 300 euro fissati dal decreto penale di condanna del giudice per le indagini preliminari, ma per altri la cifra richiesta era di molto superiore e allora si è preferito andare a processo.

Sono 72 gli indagati e c’è questo precedente di Di Maio, che mette ottimismo alle difese, allo stesso tempo non scoraggia l’accusa. In più, il prossimo 25 febbraio ci sarà un’altra udienza filtro per il casertano Biagio Fiorio, che nello scorso novembre non si era presentato di fronte al giudice Elisabetta Scolozzi. Quel giorno era assistito dall’avvocato d’ufficio Mauro Gasperin, ma avrebbe deciso di nominarne uno di fiducia.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi