«Sono arrivata che respirava ma era messa già molto male»
CORTINA. Il corpo di Loredana sulla strada. Il telefonino cellulare venti metri più in là. Il turista sulla quarantina di passaggio si è fermato, anche se in un primo momento pensava a un sacco della spazzatura. Mai avrebbe pensato che si trattasse di una ragazza appena investita. Una cameriera e barista molto conosciuta a Cortina per aver lavorato prima all’Lp 26 di largo Poste e poi alla pasticceria Lovat di corso Italia.
L’uomo è entrato a Villa Gaia per informarsi e dare l’allarme: «L’ho ricevuto io», racconta l’addetta alla reception, che stava facendo il turno di notte, «siamo usciti insieme, per cercare di prestare i primi soccorsi a questa ragazza, che purtroppo era già in gravissime condizioni. Non era cosciente, ma almeno respirava e le ho tenuto la mano fino a quando sul posto sono arrivati i soccorsi per il ricovero in ospedale».
La strada non è frequentata come via Roma: «Capita che gli automobilisti di passaggio la percorrano ad alta velocità. Non so come si sia verificato questo incidente, posso soltanto dire che era vestita di nero e forse stava camminando ai piedi del marciapede».
L’episodio ha provocato grande emozione a Cortina, in particolare nella frazione di Campo. Ha preso posizione anche l’amministrazione comunale: «Tutta Cortina soffre per la ragazza investita e abbandonata sul ciglio della strada. Una tragedia aggravata dalla paura o dalla vigliaccheria interessata - non possiamo dirlo - di chi l'ha prima travolta e, poi, si è dileguato lungo la strada. Questo, però, non è il momento della facile indignazione. Questo è il momento del dolore dei familiari e degli amici della ragazza, a cui si aggiunge quello della nostra comunità. Ed è il momento di una riflessione su certi tipi di comportamenti. Non possiamo sapere, infatti, per quale motivo l'autista sia fuggito - e ringraziamo la polizia di stato per l'efficienza e la prontezza dimostrata nell'individuarlo - ma quello che sappiamo è che, in caso di incidenti, scappare non serve. Questo è l'insegnamento che possiamo trarre da una tragedia che alla fine è quella di due persone, l'investita e l'investitore, e che colpisce e scuote la comunità». (g.s.)
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