Sono in calo le dichiarazioni per i redditi più bassi

BELLUNO. A testimoniare il peso della perdita dei posti di lavoro sono anche i numeri che emergono dalle dichiarazioni dei redditi elaborate dagli uffici dei Caf Cisl nel 2014. Il campione,...

BELLUNO. A testimoniare il peso della perdita dei posti di lavoro sono anche i numeri che emergono dalle dichiarazioni dei redditi elaborate dagli uffici dei Caf Cisl nel 2014. Il campione, considerando anche le dichiarazioni congiunte, arriva a quasi 16 mila e costituisce il 40% del totale.

«Nelle fasce di reddito comprese tra gli zero e i 17.500 euro», sottolinea Roffaré, «abbiamo avuto circa un migliaio di dichiarazioni in meno: questo può significare che quasi mille persone non hanno più presentato la dichiarazione dei redditi, non avendo più un sostituto d’imposta dopo la perdita del posto di lavoro».

Pesa molto nel dato relativo all’apertura di crisi aziendali la situazione dell’edilizia: «Un settore che deve essere ripensato in modo profondo», evidenzia la Orsini, «vedendo, per esempio, se è possibile muoversi dando attuazione all’articolo 4 della legge 25/2014 e, come indicato dal presidente degli artigiani Giacomo Deon, concentrando alcune delle competenze in Provincia».

«In generale, considerando tutti i comparti, mancando una banca dati unica, è difficile capire quali aree della provincia sono più in sofferenza dal punto di vista occupazionale», riflette Roffaré. «Segnali di dinamismo si possono trovare nelle vallate in cui il turismo riveste una parte importante. Sul fronte dell’occhialeria, in Cadore ci sono piccole aziende che sono uscite dalla crisi riconvertendosi, investendo in tecnologie, layout, prodotti e rivolgendosi a delle nicchie. Certo, queste realtà non fanno numeri. Ma ricordiamo che la concorrenza nel mondo è sulle grandi cifre ed è importante mantenere le piccole attività».

Tra l’altro, alcune di queste stanno iniziando a percepire l’importanza di allearsi e consorziarsi, anche se questo ancora non si traduce in un aumento dell’occupazione. «Nello sportello Ido (Incontro domanda e offerta lavorativa) della Provincia», continua Roffaré, «a ieri c’erano 80 ricerche di figure professionali specializzate. Quel che emerge è che stiamo perdendo posti nella classica manifattura, ma si aprono altri fronti nei settori più diversi, verso cui bisognerebbe fare formazione, anche nelle scuole».

Intanto l’auspicio è che i dati del rapporto Exclesior (Unioncamere e Ministero lavoro), che per il primo trimestre 2015 prevedono per la provincia un saldo occupazionale negativo di 670 unità, siano smentiti dall’indebolimento dell’euro e dai dati, ancora in elaborazione, di fine 2014. (m.r.)

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