«Sono pronta ad un mese di carcere»
FELTRE. «Non smetterò mai di difendere gli animali del mare. Il carcere non mi fa paura». La trentacinquenne feltrina Alice Rusconi Bodin è alla sbarra, nelle lontane isole Faroe, in attesa della sentenza per avere cercato di impedire la mattanza di 61 cetacei. Rischia un mese di carcere oppure una multa di 8 mila euro, fino all’espulsione per sempre dall’isola. Una italiana arrestata all’estero, che rischia una condanna significativa, in grado di cambiare i rapporti internazionali, nella speranza - almeno di Sea Shepherd, l’associazione ambientalista a cui è iscritta - che tanto clamore serva a fermare il massacro delle balene. Il giudice ha rinviato il verdetto per mercoledì alle 11: l’attivista, che ha sfidato i cacciatori impedendo con altri 4 compagni il massacro di delfini e delle balene che ogni anno vengono uccise nel profondo mare del Nord, rischia un mese di carcere. Ieri mattina è iniziato il processo a loro carico con un dibattimento che è andato avanti fino alle 20. E la 35enne feltrina residente a Crespano - se tutto andrà bene - dovrà attendere ancora qualche giorno per fare rientro (era previsto per oggi), nella sua casa di via Madonna del Covolo a Crespano dove ad attenderla c’è la mamma, Gemma Rusconi.
Durante il dibattimento il pm, Linda Hesselberg, ha indicato che farà richiesta di espulsione immediata per ciascuno dei volontari se dovessero essere giudicati colpevoli. Il 12 agosto scorso l’attivista è stata arrestata, malmenata e portata in carcere durante un’azione di pacifico disturbo mentre i cacciatori stavano per massacrare 61 balene pilota. Con lei si trova anche il resto del gruppo composto dall’olandese Rudy de Kieviet, l’inglese Lawrie Thomson, dalla Germania Tobias Boehm, e Frances Holtman, di origine americana.
I 5 fanno parte di Sea Shepherd, l’organizzazione mondiale nata negli anni Ottanta in difesa del mare e delle specie marine. Dopo il loro arresto i loro passaporti sono stati sequestrati e sulla 35enne e degli altri attivisti pende l’accusa di aver violato la legge, approvata nel 2014, che punisce chi disturba la caccia agli indifesi globicefali .
Sull’arcipelago danese si vive prevalentemente di pesca e turismo. Nonostante faccia parte del regno di Danimarca, quindi dell’Europa, ha deciso di non entrare nell’Unione Europea probabilmente per sottrarsi alle quote di Bruxelles sulla pesca. Però sulle coste dell’isola navigano due navi da guerra danesi pronte a fermare gli attivisti di Sea Shepherd che cercano di far applicare la legge europea contro il massacro dei globicefali. E ogni anno puntualmente riparte la mattanza, grindadràp, come viene chiamata sull’isola, dei globicefali che vengono uccisi anche davanti agli occhi, a volte terrorizzati, dei bambini con l’intenzione di farli educarli a diventare così adulti.
«Stop a questa strage», sottolinea Andrea Morello, coordinatore nazionale di Sea Shepherd Italia anche lui di Crespano. «Ad assistere Alice c’è il nostro avvocato, Jogvan Pall Lassen, e abbiamo il sostegno della Farnesina e del nostro console onorario alle Faroe», spiega Morello, «fino ad ora purtroppo sono stati uccisi oltre 450 delfini». Piovono intanto le interrogazioni - anche a Bruxelless - sulla vicenda di Alice. E poi ancora sit-in di protesta in varie città italiani e banchetti informativi, anche all’Asolo Music Festival che si svolge in questi giorni, sulle vicende delle Isole Faroe e degli attivisti arrestati il 12 agosto.
Sono le 20 e in via Madonna del Covolo squilla per l’ennesima volta il telefono.
«Era la telefonata che stavo aspettando da questa mattina», racconta Gemma Rusconi, mamma della 35enne. Dall’altra c’è Alice che la tranquillizza. «Mia figlia sta bene, stanchissima ma piena di grinta, è determinata ad andare avanti. Nessuno la può fermare».
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