Soppresso l’Odi ma Bolzano e Trento assicurano i soldi

Fondo Brancher, sparisce l’organismo che gestisce i progetti restano i 40 milioni a testa delle due Province autonome

BELLUNO. Sparisce l’Odi, l’organismo di gestione del Fondo Brancher. Nella legge di stabilità approvata al Senato l’altra notte, in uno dei tanti emendamenti, il 346 bis, l’Odi viene cancellato con una frase semplicissima: «I commi dal 118 al 121 sono soppressi». Sono i commi della legge 191 del 2009 che istituivano l’organismo che doveva gestire la massa di denaro, 80 milioni di euro all’anno, in arrivo da Trento e Bolzano per i comuni di confine. Fondi che hanno avuto una difficile gestazione e che ancora non sono stati effettivamente elargiti ai Comuni.

Nella legge di stabilità la gestione dei fondi, che sono confermati, verrà affidata ad una intesa tra le Province autonome di Bolzano e di Trento, le Regioni Veneto e Lombardia e due ministeri interessati, quello dell’Economia e quello degli Affari regionali. Non ci sono accenni ai Comuni che sembrano perdere importanza in questo nuovo provvedimento. All’intesa tra i soggetti indicati è affidata anche la gestione dei progetti già approvati e finanziati negli anni 2010, 2011 e 2012. Cosa significa nel concreto, lo si saprà quando verranno emanate le norme applicative, sta di fatto che a molti la scomparsa dell’Odi non dispiace poi tanto.

Uno di questi è Sergio Reolon, consigliere regionale Pd, che è sempre stato contrario all’organismo presieduto da Brancher, con sede a Verona.

«L’Odi era già stato eliminato dal governo Monti, poi un colpo di mano della Lega lo ha ripristinato. C’è un appunto da fare alla nuova formulazione di chi gestirà i fondi: dovrebbero essere le Province, non le Regioni, a rapportarsi con Trento e con Bolzano. Certo, che la partita sia affidata alle Regioni è già un passo avanti rispetto all’Odi». Da sempre Reolon è contrario al sistema dei bandi, adottato finora: «Hanno messo i Comuni gli uni contro gli altri, mentre invece occorre ragionare per progetti strategici, che hanno una vera ricaduta su un vasto territorio, non per progetti di piccolo cabotaggio, tipo i marciapiedi da rifare. Chi decide, deve essere chi ha una visione strategica dello sviluppo del territorio. Non certo l’Odi».

Sarcastico il commento di Matteo Toscani, Lega nord: «Bene, è questa l’applicazione sul territorio delle promesse di Letta a Longarone?».

Pragmatico il consigliere regionale Dario Bond: «L’importante, in questa fase, è ribadire la necessità di liquidità e la piena operatività del Fondo quale strumento di perequazione tra territori. Quanto alla soppressione dell’Odi di per sé è inutile stracciarsi le vesti, basta che non sia l’anticamera dell’azzeramento delle risorse. Invito piuttosto a ragionare sul concreto, a come promuovere un confronto costruttivo tra le amministrazioni provinciali e regionali, superando le mille difficoltà che abbiamo registrato finora e che sono sempre state puntualmente segnalate dai sindaci».

«Piuttosto quindi che concentrarsi sull’Organismo di gestione, chiedo innanzitutto ai parlamentari dei territori interessati di rendere il fondo più efficace e snello. Penso che oggi più che mai serva una sburocratizzazione seria e risorse certe ed esigibili», conclude Bond.

Preoccupato sui tempi anche il presidente della Cm del centro Cadore Pierluigi Svaluto Ferro: «Anche da questo provvedimento si vede lo strapotere che hanno le Province di Trento e Bolzano. A Bolzano non andava bene il regolamento dell’Odi e ha bloccato i propri fondi per anni. Certo, l’Odi aveva suscitato molte perplessità tra gli amministratori, ha creato figli e figliastri».

Sollecita procedure veloci per i progetti già finanziati, Roger De Menech, pronto a ritoccare l’emendamento quando arriverà alla Camera, per evitare lungaggini che adesso sarebbero molto dannose, e anche per un tentativo non facile, far rientrare la Provincia di Belluno nella partita. (ma.co.)

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