Sos contraffazione: danno da 120 milioni per le occhialerie
BELLUNO. Contraffazione, un fenomeno che spaventa il mondo dell’occhialeria. Uno studio finanziato dal ministero dello Sviluppo economico e curato dalla Convey, ha stabilito che la perdita stimata da Anfao per le aziende bellunesi (che rappresentano l’80% del comparto dell’occhiale nazionale) varia tra gli 80 e i 120 milioni di euro di fatturato annuo, un dato che determina la perdita di oltre 400 posti di lavoro. Il tutto, senza poi considerare il danno all’erario in termini di Iva e tasse non riscosse.
Lo studio ha interessato un campione di 57 brand di occhiali. Sotto la lente i valori e la frequenza delle pagine web occupate dai marchi contraffatti e le modalità con cui queste pagine operano. Gli ambiti più pericolosi, dopo un’analisi condotta su oltre 700 mila documenti catturati in rete, sono le grandi piattaforme di commercio elettronico, in primis quelle della Cina-Far East (contraffazione del 54%), seguite dai social network.
«L’impegno di Anfao nella lotta alla contraffazione nasce molti anni fa», afferma Cirillo Marcolin, presidente Anfao e past president Fiamp, «visto che nel nostro settore tale fenomeno porta con sé effetti ben più gravi di quelli puramente economici: il contraffattore, infatti, diffonde sul mercato prodotti di scarso livello qualitativo, che possono causare gravi danni alla salute di chi li utilizza. Un occhiale da vista contraffatto può danneggiare l’occhio, ma un discorso analogo può essere fatto per un occhiale da sole, il cui filtro solare non sia adatto alla protezione dai raggi Uv».
I prodotti contraffatti o quelli venduti fuori dai circuiti regolamentati sono spesso pericolosi e realizzati in modo non conforme alle prescrizioni sulla sicurezza dei prodotti. È necessario, quindi, poter contare su una normativa efficace contro la contraffazione online, ridurre la forte visibilità dei siti internet e dei domini che effettuano violazione dei diritti di proprietà intellettuale, oscurarli e rimuovere in tempi rapidi i contenuti illeciti, nonché riconoscere la corresponsabilità dei provider, degli intermediari e dei fornitori dei servizi web.
«Il web rappresenta un’occasione per esprimere le proprie idee e sviluppare il proprio business», aggiunge Cirillo Marcolin. «In tal senso le potenzialità che Anfao porta con sé sono innumerevoli e sarebbe sbagliato non sfruttarle. Allo stesso tempo, però, internet racchiude degli elementi di criticità e la contraffazione è uno di questi».
«La vendita di prodotti contraffatti via internet», prosegue Marcolin, «sta raggiungendo proporzioni di giorno in giorno sempre più allarmanti e noi tutti non possiamo restare a guardare».
Un elemento importante che è emerso dallo studio è la presenza di veri e propri network contraffattivi trasversali ai marchi e ai prodotti stessi; un fatto che, anche a livello di strategie di contrasto, apre possibilità diverse dalla tutela della singola azienda o del singolo brand. «Oggi i siti che propongono occhiali contraffatti, così come ha confermato lo studio, sono trasversali ai singoli brand, si propongono come multimarca e spesso addirittura multiprodotto. La singola azione equivale a far rimuovere il singolo brand, non certo a colpire il network dei contraffattori», conclude Marcolin.
«La contraffazione è un danno per l’intera economia del territorio. Il sindacato ha sempre chiesto la tutela del made in Italy e norme stringenti su questo. Dovrebbero essere anche le grandi imprese a mettere dei paletti», precisa Giuseppe Colferai della Filctem Cgil.
Paola Dall’Anese
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