Sos fattura digitale: disagi e nuovi costi per le nostre imprese

Da venerdì scatta l’obbligo del documento elettronico per i pagamenti tra privati e pubblica amministrazione

BELLUNO. Aziende in fibrillazione per una scadenza ormai alle porte: venerdì scatterà l'obbligatorietà della fatturazione elettronica nei confronti delle Pubbliche amministrazioni. Pena il non pagamento dei lavori eseguiti. Un’altra incombenza che si aggiunge alle innumerevoli altre che gravano sulle imprese e che rischia di creare non pochi disagi in un territorio complicato come quello montano.

Cos’è la fattura elettronica. La fatturazione elettronica è stata introdotta dalla legge 244/2007, in base alla quale la Pubblica amministrazione non potrà più accettare le fatture in forma cartacea né procedere al relativo pagamento. L'obbligo decorre appunto dal 6 giugno per Ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza, mentre si applicherà dal 31 marzo 2015 per i restanti enti nazionali. Inoltre , a partire dai tre mesi successivi a queste date le Pubbliche amministrazioni non potranno procedere al pagamento, neppure parziale, fino all'invio del documento in forma elettronica. La fattura può essere inviata al Sistema di interscambio, un sistema informatico deputato alla ricezione.

I problemi. Ma il problema per l'Italia è che rispetto alla proposta della direttiva europea del giugno 2013, il modello standard europeo non presenta la firma elettronica, cosa che invece qui viene richiesta. E c'è un altro problema: non tutti gli enti hanno caricato il cosiddetto “codice ufficio”, identificativo dell'ufficio a cui inviare la fattura. Senza questo codice la fattura inviata verrà respinta al mittente, in quanto mancante del soggetto destinatario. Insomma un caos, senza diumenticare anche l’obbligo per le imprese a conservare questi documenti in un server o in un sistema predefinito e sicuro per dieci anni.

La richiesta di proroga. Per facilitare questo processo di messa a norma, le amministrazioni pubbliche hanno già inviato la richiesta di rinvio dell'obbligo dei codici per la fattura elettronica, così da ridurre il rischio che il meccanismo di scambio si blocchi per problemi normativi e tecnici. Questa modifica, sostenuta in Senato da emendamenti bipartisan, prevede lo spostamento dell’entrata in vigore dal 6 giugno 2014 al 31 marzo 2015.

Le reazioni. «Siamo al solito cliché», dice il direttore di Confcommercio, Luca Dal Poz. «Prima si stabilisce una data per l'entrata in vigore di una norma, poi ci si dimentica a livello centrale di dare istruzioni puntuali su come mettersi in regola; senza questi chiarimenti le aziende fanno fatica a mettersi alla pari. E le difficoltà raggiungono l’apice in province come la nostra, visto che in alcune aree le aziende fanno fatica a utilizzare Internet per l’assenza della banda larga. È comprensibile che lo Stato voglia bloccare l'elusione fiscale, ma bisogna dare i tempi e gli strumenti adeguati per poterlo fare».

Per il direttore dell’Appia, Maurizio Ranon, la situazione ha del paradossale: «Non solo ancora non sappiamo se la nuova normativa entrerà in vigore o meno, ma non conosciamo neppure quale tipo di transazione potrà essere fatta. E poi, esistono server o sistemi di in grado di conservare a lungo questi documenti? Tutti questi dubbi, ne sono convinto, si trasformeranno in ulteriori spese per le imprese».

Ancora ritardi nei pagamenti. Malgrado la norma europea, restano elevati i ritardi nei pagamenti da parte degli enti pubblici. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, un’impresa su cinque è costretta a chiudere per i ritardi dei pagamenti, mentre i tempi di evasione di quanto dovuto sono ancora a 165 giorni. (p.d.a.)

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